Messaggio degli anarchici «Colpiremo altre 7 volte»

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GENOVA — Quattro ore dopo l’attentato all’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi (lunedì mattina) mani sconosciute infilano una busta in una cassetta postale di Genova. Il centro di smistamento postale la timbra e la invia alle 12.16, posta ordinaria. È la rivendicazione dell’agguato al manager genovese, due pagine scritte su entrambe le facciate e firmate dal Nucleo Olga, Fai (Federazione anarchica informale) e Fri (Fronte rivoluzionario internazionale).
Eccolo il documento che accende il primo fascio di luce sull’inchiesta: il Corriere della Sera l’ha ricevuto ieri mattina e adesso decine di esperti stanno lavorando all’analisi di stile, parole, citazioni, simbolo, minacce, nomi, perfino errori e refusi (ce ne sono diversi). Ritenuta da subito attendibile, la rivendicazione mette in scena il temuto «salto di qualità » dell’area antagonista, di quella fascia di «anarco-insurrezionalisti pronti», come aveva detto due giorni fa il capo della polizia Antonio Manganelli, «ad arrivare fino all’assassinio». Gli inquirenti sono convinti che l’agguato contro Adinolfi («l’abbiamo azzoppato») apra una nuova stagione di attentati, il procuratore genovese Michele Di Lecce dice di «non escludere che ci possano essere altre azioni» e gli stessi firmatari dei due fogli promettono nuovi attacchi. Citano i nomi di sette anarchici e scrivono: «Nelle nostre prossime azioni, il nome degli altri fratelli greci, un’azione per ognuno di loro».
Olga e Finmeccanica
«Con questa azione diamo orgine al “Nucleo Olga”» dice il volantino riferendosi ad Olga Ikonomidou, anarchica detenuta in Grecia dal 2011, «nostra sorella delle CCF (Cospirazione Cellule di Fuoco/FAI)». Ikonomidou, in sciopero della fame, è indicata come una delle persone che «ci hanno dato la determinazione e il coraggio di lottare». La rivendicazione si apre con una citazione di Michael Bakunin e dichiarazioni rilasciate mesi fa da Roberto Adinolfi sull’energia nucleare. «In Giappone si sono registrati oltre diecimila morti» aveva detto «ma neppure uno finora è dovuto agli incidenti nucleari». Il documento elenca gli incarichi professionali che Adinolfi ha avuto negli anni, lo definisce «stregone dell’atomo» e, dopo lunghi passaggi sul capitalismo, la scienza e la tecnologia, gli si rivolge con il «tu»: «Adinolfi lo sa bene, è solo questione di tempo e una Fukushima europea mieterà  morti nel nostro continente. Siamo certi, ingegnere che mai nemmeno per un secondo ti sei sentito corresponsabile di tale spada di Damocle sulle nostre teste». Una parte consistente del testo è su «Finmeccanica, mostruosa piovra artificiale» con «tentacoli ovunque». Gli investigatori ritengono poi molto interessanti le critiche e la dissociazione, se così di può dire, dalla galassia anarchica che è «disposta a rischiare solo fino ad un certo punto». 
La Procura
Il procuratore Di Lecce è rientrato di corsa in ufficio dopo una trasferta a Napoli per fare il punto della situazione con i pubblici ministeri che si occupano dell’inchiesta, Silvio Franz e Nicola Piacente, e con gli inquirenti del Ros e della Digos. Ha definito «attendibile il documento per i contenuti, per l’esposizione e per la struttura argomentativa. Ci sembra credibile — ha detto —, non è un taglia-incolla, né un recupero di vecchi proclami e poi è scritto con una certa logica. Il fatto che la lettera di rivendicazione sia partita da Genova non significa, ha spiegato il procuratore, che tutto sia stato architettato qui. «Non abbiamo elementi precisi per dire che è stato ideato e portato avanti solo a Genova. Può darsi che abbia visto il coinvolgimento in altre zone di altri soggetti». Il riferimento agli anarchici greci potrebbe richiedere rogatorie nei prossimi giorni e adesso che l’area di riferimento degli attentatori è chiara sono più chiari anche gli ambienti dell’antagonismo verso i quali indirizzare le prime attività  investigative. Per esempio le perquisizioni: sarebbero in preparazione i decreti per un nucleo di persone disseminate in diverse città  italiane. 
A cinque giorni dall’agguato contro Adinolfi una cosa è certa: cresce ogni giorno di più la preoccupazione per il timore di nuovi attentati. Spaventano alcuni dei passaggi della lettera come «oggi Ansaldo Nucleare domani un altro dei suoi tentacoli, invitiamo i gruppi e singoli Fai a colpire tale mostruosità  con ogni mezzo necessario».
L’indagine in corso
Alla luce della rivendicazione, la procura genovese prova a rileggere anche gli eventuali «segnali» che possono aiutare l’inchiesta e che arrivano da vecchie indagini. Il pubblico ministero Federico Manotti si sta occupando di un fascicolo (avuto in eredità  da un collega) che ipotizza per alcuni dei 25-30 indagati il reato di associazione a delinquere finalizzata alla sovversione. È un’indagine partita da indicazioni del Ros di Genova e che disegna uno scenario di contatti e possibili partecipazioni ad almeno 7 attentati: un paio a Genova, due in Toscana, due in Emilia Romagna (fra i quali il plico bomba a Cofferati) e uno a Milano. Indicazioni che adesso possono rivelarsi preziose.


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