Un voto per uscire, poi la Germania nega

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BRUXELLES — La cancelliera Angela Merkel avrebbe suggerito alla Grecia di indire un referendum sulla sua permanenza nell’euro in concomitanza con le nuove elezioni, il 17 giugno. Lo sostiene il governo greco a interim, ma subito quello tedesco smentisce: «Informazioni sbagliate». Secondo Atene, la cancelliera avrebbe espresso la sua idea — la stessa che aveva peraltro bocciato pochi mesi fa — in una telefonata al presidente Karolos Papoulias: «un colloquio confidenziale», precisa Berlino. Papoulias, a tarda sera, taceva ancora: quasi la premessa di un incidente diplomatico. O la conferma che c’è davvero grande confusione, sotto il cielo d’Europa. 
Ma c’è anche un giallo, che assesta l’ennesimo colpetto alle Borse e spacca la Commissione Europea. Tutto ruota sempre intorno all’incubo greco: il commissario Ue al commercio, il belga Karel De Gucht, ha annunciato in un’intervista che Bruxelles e la Banca centrale europea «stanno lavorando sugli scenari d’emergenza nel caso in cui la Grecia fallisca». Ma subito l’hanno rimbeccato due colleghi, il commissario agli Affari economici Olli Rehn e quello all’Industria, Antonio Tajani: non si è parlato, hanno detto, di uscita della Grecia dall’euro, e nessun piano di emergenza è allo studio. Hanno smentito anche, «ufficialmente e fermamente», i portavoce della stessa Commissione, di cui Rehn e Tajani sono entrambi vicepresidenti. E Rehn, poi, ha usato parole di ghiaccio: «Io sono responsabile per la finanza, gli affari economici e le relazioni con la Bce, non stiamo lavorando ad uno scenario» di questo tipo, «ma perché Atene resti dentro l’euro». Gelido anche il «no comment» della Bce: «Non ci cimentiamo in nessuna speculazione su piani di emergenza… E pertanto non commentiamo la dichiarazione del commissario De Gucht. Come ha detto il presidente Mario Draghi, è nostro assoluto interesse e immutabile preferenza che la Grecia resti nell’Eurozona, e stiamo lavorando su questo».
A Bruxelles, circolano varie interpretazioni del giallo. Per esempio: è stato uno scivolone personale del commissario, e niente più. Ma anche: potrebbero essere tutte smentite di rito, per mimetizzare un processo in realtà  già  avviato; anche perché dell’opzione «Grecia fuori dall’euro» parlano in tanti, con Berlino in testa, da almeno tre mesi. Magari la smentiscono subito dopo, ma intanto ne parlano. Come ha fatto l’altro giorno il ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schauble: «I nostri concittadini si aspettano che noi siamo preparati ad ogni eventualità ». 
È vero che il commissario De Gucht ha un curriculum politico infarcito di gaffes: una volta criticò il potere della «lobby ebraica» sul Parlamento americano (e la Commissione Europea commentò secca: «opinioni personali»), un’altra fu bandito dal Congo per certe dichiarazioni, un’altra ancora ebbe problemi con il fisco belga che voleva veder chiaro nella vendita della «Macinaia», una sua azienda agrituristica nel Chianti. Ma tutto questo non toglie che De Gucht abbia i suoi canali informativi: e forse, ieri, lui è stato solo il classico passante che grida «il re è nudo!».
Il duello di smentite nasconde comunque tensioni ancora più profonde. Tutto avviene mentre a Camp David negli Usa si apre l’incontro del G8; e mentre la Ue si prepara al vertice-cena di Bruxelles, il prossimo 23 maggio. Non solo, un altro campanello d’allarme risuona dalla Gran Bretagna: la «De La Rue», ditta inglese che sforna banconote per oltre 150 Paesi, starebbe rispolverando le vecchie matrici di rame con cui venivano stampate le dracme greche, in vista di un possibile addio di Atene all’euro. 
Che abbia detto o no il vero, De Gucht ha insomma toccato un nervo scoperto per tutti. E forse molti hanno condiviso le sue parole quando ha aggiunto «la fine della partita è iniziata, ora, e non so che cosa succederà : la domanda è sapere se tutti riusciranno a mantenere il loro sangue freddo nelle settimane a venire».


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