Quell’incrocio con la partita Fonsai che ha fatto infuriare Piazzetta Cuccia
MILANO – Perché gli azionisti forti di Generali hanno deciso di cambiare l’ad delle Generali Giovanni Perissinotto proprio adesso, a meno di un anno dalla sua scadenza naturale? Domanda non così banale, in quanto solo un anno fa, quando la vittima fu il presidente Cesare Geronzi, gli azionisti forti a partire da Mediobanca erano tutti schierati con Perissinotto. In un anno è cambiato il mondo, verrebbe da dire. E in effetti si è fortemente acuita la crisi sui titoli di stato italiani, di cui Generali è ben infarcita, e dall’inizio di quest’anno si sta combattendo una guerra senza quartiere sul controllo di Fondiaria-Sai. Questi due elementi, uniti, hanno probabilmente fatto precipitare la situazione. Il titolo Generali in un anno ha perso il 44,7% scendendo fino a 8,2 euro e 12,8 miliardi di capitalizzazione, con una discesa da fine marzo impetuosa (valeva 13 euro). È chiaro che l’andamento del titolo Generali è legato allo spread tra Btp e Bund e da quando questo ha ricominciato a salire fino quasi a 500 punti le cose sono andate peggiorando.
Ma ancor di più del titolo, forse, ha inciso il secondo elemento, quello della discesa in campo di Roberto Meneguzzo, ad di Palladio Finanziaria, nella partita per il controllo di Fonsai. «Perissinotto non poteva non sapere», sono state le parole sentite pronunciare più di una volta da Alberto Nagel, ad di Mediobanca, impegnato in prima linea nella costruzione della fusione tra Fonsai e Unipol che ancora non ha visto la luce (ieri la procura di Torino ha interrogato i funzionari della Consob che hanno lavorato sulla vicenda). E Poiché sono noti i buoni rapporti tra Perissinotto e Meneguzzo, anche perché la Palladio attraverso la Ferak e la Effeti ha un pacchetto importante di azioni Generali, Perissinotto in quanto partecipato da Mediobanca doveva far qualcosa per fermare Meneguzzo. Ma non l’ha fatto, ha lasciato che Palladio insieme alla Sator di Matteo Arpe proseguisse nella sua azione di disturbo dell’operazione Fonsai-Unipol sfociata anche in due diverse offerte alternative a quelle messe in campo dalle banche. E ora, con il dossier ancora aperto e in fase di stallo, Mediobanca alza la voce e muove le sue pedine contro la sua principale partecipata. Tra l’altro, uno degli aspetti della partita ancora in corso è la vertenza con l’Antitrust che ruota proprio intorno al ruolo di Mediobanca e al suo controllo di fatto su Generali da una parte, e grande creditore di Fonsai e Unipol dall’altra. Bel groviglio.
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