Acqua ai privati, pugni e schiaffi in Campidoglio

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ROMA â€” I sette minuti di ordinaria follia che sconvolsero l’Aula Giulio Cesare, trasformando il tempio della politica romana in una curva da stadio, esplodono a fine mattinata. È allora che — in fondo a un braccio di ferro lungo settimane — la maggioranza di centrodestra decide di forzare e di far mettere ai voti lo stop ai 50mila ordini del giorno presentati dalle
opposizioni per impedire la cessione del 21% di Acea, la società  idrica ed elettrica di cui il Campidoglio detiene la maggioranza assoluta delle azioni.
È un attimo. I comitati a difesa dell’acqua pubblica scavalcano le transenne e invadono il consiglio comunale al grido di «buffoni, buffoni». Gli esponenti del Pd accerchiano il banco del presidente dell’assemblea capitolina per protestare contro «un atto illegittimo », mentre lui denuncia il furto del suo badge: «Volevano impedirmi di aprire le votazioni, ma io avevo una copia». A quel punto gli uomini del Pdl reagiscono e tentano di fermare l’assedio a colpi di spintoni e parolacce. Il capogruppo
democratico, aggredito alle spalle da un collega ex aennino, resta ferito a una mano. Il capo della segreteria del sindaco, Antonio Lucarelli, approfitta della confusione, fa lo sgambetto a un’attivista dei comitati e la poveretta va lunga per terra. Siamo ormai al corpo a corpo, l’aula è un ring incandescente. Fra i consiglieri volano insulti, urla, pugni. Alcuni per fortuna a vuoto: come quello, violentissimo, sferrato da Andrea Alzetta, eletto dai centri sociali, che manca per un soffio prima il capogruppo, poi il vice-capogruppo del Pdl. Fotografi e cameramen si scatenano. Registrano l’inferno. I pochi vigili a presidio dell’aula faticano a sedare la rissa. La seduta viene sospesa. La prossima, forse, si terrà  a porte chiuse.
Che la voglia di menar le mani fosse nell’aria da giorni lo sapevano tutti. Da giorni la maggioranza di centrodestra e la composita minoranza capitolina per una volta unita (Udc, Pd, Sel, la Destra) si fronteggiava a colpi di emendamenti e blitz regolamentari in un clima di forte tensione. Già  venerdì si era rasentato lo scontro fisico, due scrivanie erano state ribaltate nel bel mezzo del consiglio, con relativo corollario di denuncie penali e provvedimenti disciplinari.
«Sono sconcertato dalla gravità  dell’incidente che è colpa di chi ha impedito la votazione», attacca subito il sindaco Alemanno, ribadendo la versione dei suoi consiglieri, secondo cui «siamo noi ad essere stati aggrediti». Ma il Pd, oltre
a chiedere al primo cittadino di «scusarsi con i romani» e «di ritirare la delibera», ora minaccia di rivolgersi al prefetto e al Tar per invalidare la seduta. Ottenendo la copertura del leader nazionale Pier Luigi Bersani: «La destra sta trasformando il dibattito sull’Acea in una rissa, al gruppo capitolino va tutta la nostra solidarietà ». La replica affidata a stretto giro al segretario avversario, Angelino Alfano: «Gravissimo il comportamento del Pd che, dopo avere tentato di impedire il voto di un’istituzione democratica quale il consiglio comunale, ha provato a rovesciare la realtà , addebitando al Pdl le proprie gravissime responsabilità  ». Non è che l’inizio. Il nuovo round è previsto per domani.


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