Patto di Bruxelles, la prova dello spread

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BRUXELLES – C’è grande attesa per la reazione oggi dei mercati finanziari alle decisioni anticrisi uscite dal summit dei capi di Stato e di governo dell’Unione Europea. Avevano provocato rimbalzi positivi già  a caldo, dopo la conclusione di venerdì, nell’ultima seduta della settimana scorsa. Ma, secondo vari analisti, potrebbero scaturire ancora comportamenti contrastati e attendisti degli investitori. 
Pesano i termini generici degli accordi politici dei leader e i non pochi problemi prevedibili nella trasposizione delle decisioni prese a Bruxelles in un testo concreto e dettagliato. Questo compito è stato affidato all’Eurogruppo/Ecofin dei ministri finanziari, che si riunisce il 9 e 10 luglio prossimi nella capitale belga. Fino ad allora non si avrà  maggiore chiarezza nemmeno sull’estensione dell’uso del fondo salva Stati per ricapitalizzare direttamente le banche spagnole e per acquistare titoli di Stato italiani in modo da tenere sotto controllo il differenziale (spread) con i tassi bassissimi del Bund tedesco decennale. Il ministro delle Finanze spagnolo, Luis de Guindos, ha esortato a procedere «rapidamente» nell’attuazione degli accordi del vertice se si vuole stabilizzare l’euro al più presto. «Queste decisioni — ha dichiarato de Guindos — sono fondamentali, nel breve termine, per abbassare gli spread» e lo sono anche «per mostrare che la politica di bilancio è più coordinata e più compatibile con quella monetaria». L’incertezza potrebbe così continuare a caratterizzare l’andamento dei mercati almeno fino all’inizio della settimana prossima. Soprattutto l’euro, che venerdì scorso era risalito da 1,24 sul dollaro a oltre 1,26, potrebbe restare in altalena. Ma anche lo spread sui Btp, che aveva chiuso a 421, sembra avviato a replicare i suoi saliscendi. Le decisioni del summit potrebbero favorire principalmente una ripresa dei titoli bancari nelle Borse europee perché l’orientamento dei leader nel sostenere questo settore è apparso abbastanza chiaro. 
Le «misure urgenti» ottenute da Italia e Spagna, che consentono l’estensione dell’uso del fondo salva Stati nella ricapitalizzazione diretta delle banche e negli acquisti di titoli di Stato sotto attacco della speculazione, sono piaciute ai mercati e a Washington. I premier spagnolo e italiano, Mariano Rajoy e Mario Monti, le hanno interpretate come segno del maggior impegno anticrisi dell’Europa. Ma la cancelliera tedesca Angela Merkel, forte delle frasi generiche delle conclusioni del summit, ha ridimensionato l’effetto rassicurante per chi si aspettava una Germania finalmente convinta a spendere per aiutare i Paesi più deboli. L’accordo di Bruxelles «scongiura un disastro che la gente ha assolutamente sottovalutato. Monti è stato veramente un grande, ha fatto un capolavoro che a livello internazionale non credo abbiamo mai avuto nessun altro capace di farlo», ha detto ieri l’amministratore delegato della Fiat/Chrysler, Sergio Marchionne. A questo punto un passaggio fondamentale appare l’incontro bilaterale Monti-Merkel del 4 luglio prossimo.


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