Crollo del 47% per le nuove pensioni

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ROMA â€” Dimezzati e un po’ più vecchi: ecco il ritratto dei «nuovi» pensionati, quelli che hanno lasciato il lavoro nei primi sei mesi del 2012. Secondo i dati dell’Inps fra gennaio e giugno di quest’anno c’è stato un vero e proprio crollo nel numero degli assegni liquidati: rispetto allo stesso periodo del 2011, sono diminuiti del 46,9 per cento, erano oltre 159 mila, ora non arrivano ad 85 mila. Non solo: l’età  media dei nuovi pensionati (si parla lavoratori e autonomi del settore privato) tocca ora i 61,3 anni, nel 2011 era ferma a 60,4. E tutto questo prima ancora che l’ultima riforma previdenziale, quella firmata dal ministro Fornero, abbia cominciato a produrre i suoi effetti (l’applicazione delle nuove regole inciderà  dal 2013).
La caduta in quantità  e l’aumento nell’età  media sono infatti legati alla finestra «mobile» e allo «scalino» scattati nel 2011, ovvero ai 12 mesi di attesa (18 per gli autonomi) con i quali, dallo scorso anno, devono fare i lavoratori che hanno raggiunto i requisiti per aver diritto all’assegno. Per le pensioni di anzianità  (destinate nei fatti a sparire con la previdenza Fornero) il ridimensionamento è arrivato invece dal ritocco nel sistema delle quote introdotto
dalla riforma Damiano (età  minima passata da 59 a 60 anni a fronte di 36 anni di contributi).
Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps, è convinto che il nuovo bilancio (che non tiene conto della incorporazione dell’Inpdap) siano la dimostrazione che le riforme «hanno funzionato » e che il sistema «è stato messo in sicurezza». «Abbiamo fatto i compiti: questi sono dati dell’economia reale del Paese — ha detto — è un segnale per l’Europa e per i mercati». Ora, ha precisato, quanto a età  media «abbiamo superato di gran lunga i 59,3 anni della Francia e stiamo per agganciare i 61,7 della Germania. A questo punto il nostro sistema è un esempio virtuoso di welfare previdenziale per gli altri Paesi. Riteniamo di poter chiudere il bilancio Inps 2012, senza tenere conto dell’Inpdap, con il segno più».
Soddisfatti dei risultati raggiunti anche Giuliano Cazzola, esperto di previdenza del Pdl e l’ex ministro Pd Cesare Damiano, pur se entrambi, e per diversi motivi, critici. Cazzola ha fatto notare che in Italia, per via dei
«tempi di andata a rigore delle riforme» persiste «una sempre notevole discrepanza tra l’età  legale e quella effettiva di pensionamento ». Damiano ha colto invece l’occasione per lanciare un nuovo avvertimento sull’emergenza esodati: «L’ultima riforma del governo ha abolito le quote lasciando improvvisamente scoperte centinaia di migliaia di persone — ha detto — i dati Inps, a questo proposito, sono illuminanti e confermano l’esigenza di portare correttivi a quelle norme ».
Quanto al crollo del 46,9 per cento va detto che a provocarlo
sono stati soprattutto i lavoratori autonomi: la finestra a 18 mesi ha fatto sì che le pensioni dei coltivatori diretti scendessero del 73,8 per cento, quelle degli artigiani del 67,4 e quelle dei commercianti del 64,8 per cento. Fra i lavoratori dipendenti il calo delle nuovi pensioni è stato del 35,5 per cento. Si sono ridotte soprattutto le pensioni di vecchiaia (meno 51 per cento) passando da 77.591 dei primi sei mesi del 2011 a 37.952 dello stesso periodo 2012. Quelle di anzianità , nel complesso, sono scese del 43 per cento.


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