La «Casa della Salute» aperta di notte

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EMPOLI (Firenze) — È dislocata su un intero piano, il terzo, di un centro direzionale nell’immediata periferia ovest della città . La chiamano la Casa della Salute: non è un ospedale, neppure un ambulatorio (almeno come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi) e non è neppure lo studio di uno specialista o di un medico di famiglia. O meglio è tutto questo, e molto di più, uniti in un unico mix e da cinque anni segue, monitorizza e cura (24 ore su 24) 7.200 pazienti, quelli che una volta si sarebbero chiamati «della mutua».

È il primo esempio di una delle strutture che il decreto del ministro Balduzzi dovrebbe far nascere in tutta Italia. In Toscana è stata la prima in assoluto, ha cambiato radicalmente il modo di «dialogare» tra medici e pazienti, «e ha rivoluzionato il mio lavoro da medico di famiglia — spiega Antonio Fanciullacci, 58 anni, coordinatore della Casa — migliorandolo, arricchendolo e soprattutto aumentando la qualità  dei servizi sanitari per i pazienti».
Nei 28 ambulatori del centro lavorano una quarantina di medici di famiglia e specialisti, cinque infermieri laureati (ognuno dei quali ha un suo ambulatorio), un’ostetrica, uno psicologo, un assistente sociale, i dottori della guardia medica notturna e i rappresentanti delle onlus che seguono i malati cronici, come i diabetici, gli alcolisti, le persone colpite da tumore.
«Siamo autonomi per gestire codici bianchi e azzurri come fa oggi un ospedale — spiega il dottor Fanciullacci — ma soprattutto capaci di seguire i nostri pazienti veramente sempre e ovunque».
Da quasi trent’anni il dottor Antonio è medico di famiglia e questo lavoro lo conosce nei minimi particolari. «Da quando è nata la Casa della Salute tutto è cambiato — racconta —. È stata una vera rivoluzione. Non facile all’inizio perché io, medico abituato a lavorare da solo, ho dovuto imparare a collaborare e a fare team con i colleghi spesso con diverse specializzazioni e con gli psicologi e gli infermieri. Oggi i nostri pazienti vengono da noi e possono avere la garanzia che saranno seguiti sempre e ovunque dal servizio sanitario nazionale. Se c’è bisogno, hanno persino la possibilità  di avere un consulto in tempo reale perché qui, se hanno un problema, trovano lo specialista che parla con il medico di base. E ancora gli infermieri li seguono a domicilio se c’è bisogno di medicazioni, iniezioni, counseling sanitario, corsi di riabilitazione e così via».
I rapporti con l’ospedale sono costanti ed è il medico di base che decide l’eventuale ricovero. In tempo reale, perché in Toscana le cartelle cliniche del paziente sono informatiche grazie a un progetto presentato nel 2007 dall’allora presidente della commissione Sanità  del consiglio regionale, Fabio Roggiolani. La digitalizzazione toscana è molto avanzata e riguarda anche tutti gli esami radiologici che sono inviati via telematica (con un sofisticato sistema di sicurezza) a medici e ospedali e poi sono memorizzati nella carta elettronica del paziente. Un modo per evitare ripetizioni inutili degli esami perché magari sono smarriti (succede frequentemente su esami cartacei e su pellicola). «In un attimo medici di base e specialisti possono leggere la storia del loro paziente e fare le loro valutazioni», dice Fanciullacci. Ed è solo l’inizio perché nella Casa si sta pensando all’utilizzo di tablet hi-tech con la storia clinica dei pazienti memorizzata. Perché anche il medico di famiglia sarà  sempre più hi-tech.
Marco Gasperetti


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