La Francia si spacca sulle tasse ai ricchi e Arnault fa marcia indietro: “Resto”

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PARIGI – Se ne va o non se ne va? La tentazione di Bernard Arnault di trasferirsi all’estero per sfuggire al fisco francese continua a suscitare un putiferio, senza che nessuno sappia bene quali siano le reali intenzioni dell’uomo più ricco di Francia, bacchettato ieri sera in diretta tv da Franà§ois Hollande. Il numero uno e proprietario della Lvmh ha ribadito nel corso del week end, con una dichiarazione all’Agence France Presse, di voler restare un residente fiscale francese, ma stamani la stampa belga ha rilanciato le speculazioni: Arnault è domiciliato dal novembre scorso a Uccle, periferia residenziale di Bruxelles, dove il 10 per cento degli abitanti è costituito da francesi che hanno preferito trasferirsi in lidi fiscalmente più clementi. L’idea che la richiesta della nazionalità  belga presentata da Arnault sia un passo totalmente slegato da obiettivi fiscali è decisamente difficile da credere.

Il problema, tuttavia, non è solo la politica economica di Hollande. Certo, la tassa del 75% sui redditi da lavoro superiori a un milione irrita profondamente i pochi che possono guadagnare quelle cifre, ma il presidente ha promesso che resterà  in vigore solo due anni. Il problema grosso sta altrove: la fiscalità  sul patrimonio e sulle successioni è molto pesante Oltralpe e gli imprenditori, quando si avvicinano all’età  della pensione (Arnault ha 63 anni) cominciano a porsi il problema di trasmettere il loro patrimonio. E l’idea che i figli debbano pagare allo Stato il  40% al di là  di 1,8 milioni li spaventa.

Del resto, gli esiliati fiscali francesi sono moltissimi: artisti, sportivi, imprenditori ed ereditieri hanno preferito trasferirsi altrove, con una netta preferenza per il Belgio e la Svizzera. E’ l’egoismo dei ricchi, accusa la sinistra, mentre la destra è più comprensiva e punta il dito contro un carico fiscale troppo pesante. Comunque sia, il ministro delle Finanze, Pierre Moscovici, ha detto stamani di voler riflettere a una revisione delle convenzioni fiscali con i due vicini.
Libération c’è andato giù duro: oggi ha sbattuto in prima pagina  Arnault con un titolo choc: “Togliti da piedi, ricco coglione”. Parafrasi di quel che disse Sarkozy a un contestatore durante una visita al Salone dell’Agricoltura (“togliti dai piedi, povero coglione”). Hollande è stato più corretto e un po’ retorico: “Avrebbe dovuto misurare cosa significava domandare un’altra nazionalità . Siamo fieri di essere francesi. Ed essere francesi vuol dire ricevere incoraggiamenti, ma anche dare al proprio paese. Bisogna fare appello al patriottismo in questo periodo”.

Il mondo politico non ha perso l’occasione per lanciarsi in una furiosa bagarre tra chi accusa Arnault di essere immorale e chi attacca Libération per una prima pagina “vergognosa”. Gli imprenditori, dal canto loro, assistono con malessere allo spettacolo: sono convinti che le misure del governo vadano contro gli interessi delle aziende e quindi spingano i dirigenti più brillanti ad andarsene. Ma il maldestro tentativo di Arnault per prepararsi una via di fuga (peraltro inutile, visto che la residenza fiscale è slegata dalla nazionalità ) non li aiuta nel difendere le loro idee.


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