I 19 rientrano a Pomigliano. La Fiat: «Sono dei privilegiati»

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NAPOLI. Li hanno chiamati a firmare il contratto il giorno prima della scadenza dei termini disposti dalla Corte d’Appello di Roma. La Fiat alla fine è stata costretta a riassumere i primi 19 operai di Pomigliano D’Arco reintegrati dal Tribunale della capitale per discriminazione. Rientreranno al Gianbattista Vico formalmente oggi, ma dovrebbero rimettere piede in fabbrica non prima del 10 dicembre visto che l’azienda ha deciso un periodo di cassa integrazione per rallentare la produzione della Nuova Panda che sta andando male sui mercati. «Il rientro in Fip non è solo una vittoria per la Fiom e il fatto che possono lavorare senza discriminazione – ha detto il segretario generale Maurizio Landini – ma anche una vittoria per la Costituzione e la democrazia. Vuol dire sancire un diritto che vale per tutti i lavoratori».
Ma se il ritorno degli esclusi alle linee dell’ex Alfa è un successo, conoscendo un po’ Sergio Marchionne non farà  filare tutto liscio. L’ad non cercherà  la strada della conciliazione dopo aver già  annunciato la messa in mobilità  di altrettanti operai rispetto ai reintegrati. E che siamo solo al primo round lo si comprende anche dal comunicato di fuoco diramato dai vertici aziendali in cui si garantisce «di eseguire quanto disposto dall’ordinanza» ma che questo «costituisce un’ulteriore penalizzazione per un’azienda che opera in un contesto di mercato molto sfavorevole e caratterizzato da una esasperata competitività ».
Non solo. La Fiat va sul pesante riaprendo lo scontro dal basso tra operai, definendo i lavoratori richiamati «in una posizione di privilegio che non ha alcuna ragionevolezza». Poi, contravvenendo agli impegni presi e allo stesso contratto sottoscritto con Fim e Uilm, cioè di riassumere tutti i lavoratori entro luglio, la casa automobilistica asserisce che «l’organico attuale risulta già  sovradimensionato rispetto alle necessità  a causa della forte flessione della domanda del mercato italiano ed europeo che comporta un ricorso alla cassa integrazione di 48 giorni nel secondo semestre di quest’anno. Le assunzioni in questione – continua – avvengono proprio in un periodo in cui l’attività  produttiva dello stabilimento è sospesa». Infine il Lingotto ipotizza addirittura che per 38 operai non sia accertata l’effettiva iscrizione alla Fiom in quanto solo in 109 avrebbero richiesto all’azienda di operare la ritenuta sindacale. È chiaro che le intenzioni della Fiat sono quelle di creare ancora tensione e di aggrapparsi a qualsiasi cavillo tecnico o legale pur di lasciare fuori lo zoccolo duro della Fiom. Bisognerà  aspettare i prossimi giorni per capire quale sarà  la contromossa di Marchionne che non pare per nulla disposto a darla vinta alla Cgil.
Dal sindacato d’altra parte non sono preoccupati, o comunque sono pronti a dare battaglia. I 147 sono tutti iscritti alla Fiom e poi come ribatte Landini «l’obiettivo è il rientro di tutti i lavoratori di Pomigliano che sono ancora fuori dalla Fip, ricorrendo anche all’utilizzo dei contratti di solidarietà ». Anzi il segretario rilancia: «Alla Fiat chiediamo di ritirare le procedure di licenziamento che ha aperto e di convocare un vero negoziato su un piano industriale e un nuovo accordo che garantisca il futuro produttivo di tutti gli stabilimenti, a partire da Termini Imerese e dalla Irisbus».
Anche per i 19 operai che hanno appena firmato il reintegro dopo 3-4 anni di stop, la gioia si mischia alla preoccupazioni verso i compagni ancora fuori dai cancelli. Lo sottolinea Ciro D’Alessio, 32 anni, il primo a sottoscrivere il contratto: «Il mio pensiero è per i 2300 che non sono ancora sicuri del loro futuro – dice – Siamo soddisfatti, ma non contenti, perché attendiamo il rientro di tutti. Oggi comincia il passo successivo. Adesso dentro la fabbrica c’è anche la voce di chi è fuori – conclude – è dobbiamo fare in modo di arrivare a una turnazione che garantisca l’occupazione totale». Una priorità  anche per il segretario regionale Andrea Amendola che conferma: La Fiom userà  ogni strumento a disposizione, sia sindacale che giuridico, per far assumere tutti».


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