Affondo del Cavaliere «Inaccettabile il premier in politica»

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ROMA — Sale di tono la polemica di Silvio Berlusconi nei confronti di Mario Monti e del suo progetto centrista. Intervistato dal Tg5, il Cavaliere si lancia in una filippica contro colui il quale gli è succeduto a Palazzo Chigi. «Aveva dato la sua parola — sostiene l’ex premier — che non sarebbe mai sceso in politica, poi, come dice lui, è salito in politica assieme a una anomala piccola armata Brancaleone che servirà  solo come ruota di scorta della sinistra».
Le argomentazioni non sono nuove. È il tono che è cresciuto di intensità . «La scelta di un governo tecnico non votato dagli italiani è stato un caso di sospensione della democrazia», rimarca per poi aggiungere: «I tecnici che si trasformano in politici credo siano una scorrettezza doppia che non possiamo accettare. Comunque, saranno i cittadini a giudicare questi comportamenti».
Non solo, Berlusconi irride il professore quando afferma di non provare alcuna «preoccupazione» nei confronti del progetto che ha annunciato di volere realizzare aggregando forze e soggetti sociali attorno alla sua agenda per l’Italia: «Tutti i sondaggi lo accreditano di numeri esigui, questo centrino vale meno del 10%». Da capo dei tecnici, afferma alludendo all’esito della riunione nel convento delle suore che ha avuto per oggetto la formazione delle liste, «si è trasformato in vice capo di Casini». E a questo riguardo rinnova l’appello al voto utile. «La cosa fondamentale — dice — è che gli italiani non devono disperdere i voti sui piccoli partiti che sono un intralcio per chi deve governare e fanno solo gli interessi dei loro leaderini». A questa regola, argomenta, non sfuggono nemmeno quelle forze politiche che si «nascondono dietro l’ombra di Monti». Berlusconi prende di mira il leader dell’Udc: «Quel Casini, mestierante della politica di professione, non ha mai lavorato in vita sua ed è da trent’anni in Parlamento. Non è l’ideale per rinnovare la politica e ammodernare il nostro Paese».
Parla della trattativa in corso con la Lega Nord e che al momento sembra in una situazione di stallo. Si definisce «ottimista, sono convinto che la ragione prevarrà », ma allo stesso tempo avverte Maroni e i suoi che «un accordo non può che essere globale, locale e nazionale, altrimenti non c’è ragione di sostenere un candidato leghista in Lombardia».
E poi delinea la sua ricetta per fare ripartire l’economia. Gli italiani non devono rassegnarsi ai sacrifici, afferma. «La paura, il pessimismo, la sfiducia sono i risultati ai quali si è arrivati purtroppo dopo un anno di governo dei tecnici. Noi vogliano invece ridare fiducia agli italiani, fare ripartire l’economia, creare nuovi posti di lavoro per i giovani per questo stiamo preparando delle misure che non peseranno sul bilancio dello Stato».
E ripete che, qualora dovesse vincere le elezioni, è sua intenzione abolire l’Imu perché «per noi la casa è sacra, abbiamo già  predisposto un disegno di legge e lo approveremo nella prima riunione del Consiglio dei ministri. I Comuni riceveranno la stessa somma da un fondo costituito presso il ministero del Tesoro»


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