Il gelo di Bersani: noi non chiudiamo la bocca a nessuno

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ROMA — Continua (e continuerà ) su toni molto aspri lo scontro fra Mario Monti e il Pd, con un susseguirsi di botta e risposta fra le parti. Ieri, con uno schema identico a quello di mercoledì, il presidente del Consiglio dimissionario (questa volta da Uno Mattina) è tornato ad attaccare la componente di sinistra del Partito democratico, aggiungendo una richiesta a Pier Luigi Bersani: «Abbia il coraggio di silenziare questa parte del suo movimento che io considero conservatrice». E identifica esplicitamente i destinatari del bavaglio: Stefano Fassina; ma anche l’alleato Nichi Vendola (Sel); nonché la Cgil e la Fiom.
Il segretario pd replica chiedendo «rispetto» e sottolineando: «Noi siamo un partito liberale e non silenziamo nessuno. E, il coraggio che mi si chiede, l’ho già  dimostrato non chiudendo la bocca alla gente, ma facendola partecipare». Bersani poi aggiunge: «Tutti i difetti del Pd si scoprono oggi, ma per un lungo anno non si sono visti…»
Cesare Damiano, anche lui della sinistra e finito precedentemente nel mirino dell’ex inquilino di Palazzo Chigi, risponde ancora più duramente: «Parla di conservazione, ma Monti è molto conservatore perché guarda alla sua esperienza e ai mercati finanziari. Io guardo alla gente perché ho passato tutta la mia vita politica nel sindacato a parlare di lavoro e di cassa integrazione, di operai e di esodati. Credo che il Pd non debba prendere lezioni da nessuno, su questi temi». E, tanto per chiarire quale dovrà  essere la linea di un centrosinistra vincente alle politiche, dichiara: «Facciamo le elezioni e poi penseremo alle alleanze con forze europeiste, non demagogiche e non populiste. Io mi batterò per le vittime della riforma Fornero».
Poi piovono su Monti l’accusa di copiare una «tattica che appartiene al linguaggio di altri competitori: cioè gettare discredito sul Pd» (come dice la capogruppo al Senato Anna Finocchiaro); e l’accusa di appartenere al «vecchio»: «Emerge una visione un po’ censitaria della democrazia e della selezione della classe dirigente. Dentro e dietro questo c’è un pezzo di politica che si può definire tutto tranne che nuova» (Andrea Orlando, responsabile Giustizia).
Ma nel Pd sono in molti a pensare che il ritornello montiano contro il centrosinistra (e in contemporanea contro il Pdl) sia un trucco mediatico per mimetizzare la difficoltà  del Professore a varare un suo partito e una sua coalizione, e a definirne simbolo e candidati.
Dal versante Sel, Vendola non risparmia colpi: «Monti dà  una rappresentazione di questo anno di governo molto berlusconiana, infila spot propagandistici, occupa spazi televisivi: è il virtuoso discepolo del suo predecessore. È sgradevole, presuntuoso e arrogante. Sta girando attorno a Bersani, gli fa la danza della morte. E quando gli dice “sfila Fassina, Vendola, la Cgil”, gli dice che è disponibile ad assumerlo tra gli inservienti».
Mentre la leader Cgil, Susanna Camusso, risponde così: «Chi ha deciso di candidarsi dovrebbe discutere dei suoi programmi, invece di criticare gli altri. Sembra che Monti abbia poche proposte e molte critiche. Parla di luce in fondo al tunnel, ma la disoccupazione cresce a livelli tali che si vede solo buio: ci vorrebbe qualche coerenza tra le cose praticate e quelle che oggi si raccontano».


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