Immigrati con la valigia: oltre 32 mila partenze dall’Italia

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VENEZIA – Sempre più stranieri rifanno le valigie e abbandonano l’Italia per cercare fortuna altrove o per tornare nel paese d’origine. Secondo la Fondazione Moressa di Mestre le cancellazioni dall’anagrafe tra il 2010 e il 2011 sono aumentate del 15,9 per cento. La fuga dall’Italia riguarda tutte le nazionalità , ma soprattutto quelle asiatiche (17,7 per cento) e africane (12,2 per cento). Tra le regioni asiatiche fa eccezione il Bangladesh che registra un calo e non un aumento delle cancellazioni.

Dei 32.404 stranieri cancellati nel 2011, quasi 20 mila interessano cittadini europei (oltre un terzo romeni). Tra gli asiatici in partenza il 30,2 per cento è costituito da cinesi e il 19,1 per cento da indiani. Tra gli americani invece, sono soprattutto i brasiliani (21,5 per cento) a tentare altre strade fuori dall’Italia. “In generale – commentano i ricercatori della Moressa – sembrano lasciare l’Italia quelle popolazioni provenienti da paesi in via di sviluppo, per cui si può ipotizzare una propensione al rientro nel paese di origine oltre che allo spostamento verso altri paesi terzi”.

La crisi sarebbe alla base della maggior parte delle partenze: tra il 2008 e il 2011 il numero di disoccupati stranieri è quasi raddoppiato, con un incremento di oltre 148 mila unità , mentre quello degli italiani è aumentato di 267 mila unità . Nello stesso periodo il tasso di disoccupazione degli stranieri è cresciuto di 3,6 punti percentuali (dall’8,5% al 12,1%), mentre quello degli italiani è passato dal 6,6% all’8,0%. “I dati sembrano confermare che anche in periodo di crisi, a causa della maggiore debolezza delle reti di supporto e del vincolo del permesso di soggiorno, gli stranieri hanno minori probabilità  rispetto agli italiani di passare all’inattività . Di conseguenza si tratta di una popolazione che presenta una maggiore fragilità  rispetto a quella italiana di fronte alla crisi. Questa fragilità  e la presenza di alternative migliori altrove possono essere indubbiamente i due fattori di spinta all’abbandono dell’Italia”. Un’altra uscita plausibile dalla disoccupazione o dalla precarietà  occupazionale può essere quella dell’imprenditoria che tra gli stranieri ha dimostrato una buona resistenza: “Tuttavia tale scelta non sempre è preferibile per via degli alti tassi di sforzo e di rischio che comporta”. (gig)

 

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