Prove di alleanza tra Bersani e Monti

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ROMA — Per usare il linguaggio di un popolare social network si potrebbe dire che ora Pier Luigi Bersani e Mario Monti «cinguettano». E così, giocando di sponda, il segretario del Pd e il premier cercano di stringere nell’angolo Silvio Berlusconi che fin qui ha dettato l’agenda della campagna elettorale. Sul piatto del dopo voto — che potrebbe esprimere una maggioranza alla Camera ma non al Senato — c’è dunque l’accordo di governo tra i progressisti e i moderati di centro per un programma che miri da subito alle riforme strutturali.
Il «la» al riavvicinamento con Monti lo fornisce il segretario del Pd. Da Berlino, dove incontra il ministro delle Finanze Schà¤uble, Bersani scandisce le parole che devono essere ascoltate soprattutto in Italia: «Il presidente Monti ha costruito una sua forza politica, adesso è nella competizione, ci sono naturalmente le schermaglie elettorali ma io ho sempre detto che sono prontissimo a una collaborazione con tutte le forze che siano contrarie al leghismo, al berlusconismo e al populismo, quindi certamente anche con il professor Monti».
La scelta
Insomma, il leader democratico sceglie la capitale tedesca per dire che il Pd, dopo avere fatto la sua parte quando Monti ha chiesto i sacrifici agli italiani, è pronto a proseguire sul terreno delle riforme: «Noi abbiamo voluto il professor Monti, noi abbiamo affrontato il popolo che ha visto le riforme delle pensioni e del lavoro». Per cui, insiste Bersani, adesso c’è la necessità  di «più riforme di quelle fatte perché quest’anno è stato condizionato da una maggioranza in cui c’era la destra».
Le critiche
Il presidente del Consiglio in carica per gli affari correnti apprezza. E rilancia la palla alzata da Bersani. Mario Monti parla a Pordenone — dove sale su un palco accanto all’ex deputato del Pd Alessandro Maran, passato ai centristi — e sottolinea lo spirito europeo dell’asse che, a questo punto, lo collega al Pd: «Apprezzo ogni apertura e ogni disponibilità  e anche questa frase che Bersani ha detto dalla Germania, dove mi pare che la politica fatta in questo ultimo anno con l’aiuto del Parlamento è stata apprezzata…». Poi però Monti aggiunge a titolo prudenziale: «Io sarò disponibile ad alleanze con tutti coloro — e solo con coloro — che saranno seriamente impegnati sul piano della riforme strutturali».
Monti parla anche a Padova a una iniziativa di Scelta Civica dove lo accompagna la moglie, la signora Elsa. Che dice di lui: «Non credo che mio marito debba diventare più cattivo. Ha il suo stile, spero lo mantenga». Tuttavia, la marcia di avvicinamento tra progressisti e centristi mostra anche reciproche diffidenze. Così, per non scoprire il fianco sinistro della coalizione — che si fa sentire con Nichi Vendola (Sel): «Capisco che Monti sia un po’ disperato e quindi abbia bisogno di qualche sponda, ma non la troverà  dalla nostra parte» — Bersani mette le mani avanti: «Le alleanze non le faccio a tutti i prezzi, ho sentito cose che non mi convincono sulle unioni civili…».
Coppia di fatto
La cautela è tutta rivolta all’elettorato più radicale dei progressisti tanto che, ancora più a sinistra, il verde Angelo Bonelli (Rivoluzione civile) azzecca la battuta: «È ormai evidente che Monti e Bersani sono una coppia di fatto della politica». I centristi, tuttavia, non abboccano e mandano avanti il laico Gianfranco Fini (Fli): «È matura per l’Italia l’approvazione di una legge che riconosca i diritti e i doveri delle unioni di fatto». Tutto questo però non piace a Berlusconi. E il presidente del Senato Renato Schifani (Pdl) arriva ad auspicare «fortemente» che «l’intesa Monti-Bersani non accada» perché «uno dei guai del nostro Paese è quando ci si unisce per governare contro qualcuno». Però Bersani attacca il Cavaliere «che non fa bene allo spread». E a Monti, che ritiene Berlusconi responsabile della «bella promessa-polpetta avvelenata sull’Imu», risponde il segretario Angelino Alfano (Pdl): «Sì, l’Imu è una polpetta avvelenata, per cui restituiremo quanto versato nel 2012». L’asse Monti-Bersani, invece, piace a Giovanni Maria Flick, capolista al Senato per il Centro democratico nel Lazio e in Piemonte: «La convergenza di tutti i riformisti è certamente auspicabile nel momento in cui falsi riformatori cercano di truffare gli elettori».


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