Pigri, distratti, senza idee ogni anno gli italiani buttano cibo per 39 miliardi

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ROMA — La crisi taglia i consumi, le famiglie faticano ad arrivare a fine mese, eppure il 60% degli italiani getta ancora via il cibo almeno una volta alla settimana. E tanto: più di 1600 euro all’anno di alimenti finiscono nella pattumiera di ogni casa. Su scala nazionale, siamo a 39,4 miliardi di sprechi. Un’enormità . Il 40% delle volte è a causa della poca abilità  ai fornelli, del tempo risicato da passare in cucina e della errata programmazione nella spesa. Insomma per distrazione, incapacità  e conti sbagliati il cibo va perso e a male.
A fotografare la situazione dello spreco alimentare domestico in Italia, individuando le soluzioni che porterebbero ad un risparmio di circa 800 euro a testa, è un indagine che verrà  presentata oggi. A metterla a punto con un questionario via web è “Last Minute Market”, associazione che si occupa di raccogliere prodotti invenduti per darli ad associazioni benefiche, assieme all’Università  di Bologna ed Ispra, il servizio scientifico interno della Commissione europea. Il questionario è il primo passo per il “waste watchers”, il nuovo osservatorio nazionale sullo spreco. «Uno strumento scientifico, un veicolo di approfondimento per ridurre gli sperperi» spiega il fondatore, l’agroeconomista Andrea Segré, direttore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari dell’Università  di Bologna che ha messo a punto il questionario con il professor Furio Camillo, responsabile dell’elaborazione statistica delle domande.
Ma vediamo che cosa emerge dalla ricerca: il 60% degli intervistati racconta di gettare cibo almeno una volta alla settimana, il 48% lo butta nella spazzatura anziché riutilizzarlo in compost o per nutrire animali come invece fa il 20%. Solo il 4% lo dona attraverso associazioni, più per mancanza di informazioni che per pigrizia. La crisi comunque si sente: il 52% dichiara di gettare meno alimenti di due anni, il 28% la stessa quantità . I motivi per cui si getta il cibo? Il 40% dice di sbagliare nella gestione delle scorte che così finiscono per andare a male. Un 20% cade sulla conservazione del cibo cucinato e sul mancato bilanciamento tra acquisto e numero di pasti da preparare.
Incrociando i dati degli alimenti comprati e l’affollamento nella spazzatura, dai professori viene disegnata una classifica degli spreconi, all’insegna di: “Dimmi cosa mangi e ti dirò quanto butti via”. Chi compra carne sembra sprecare molto più di chi acquista verdura. I vegetariani sono i più virtuosi, mentre in testa alla classifica negativa ci sono gli acquirenti di snack: chi si ciba di junk food butta via più cibo di tutti altri.
Ma qualcosa si muove. Alla campagna europea di “Last Minute Market”, ribattezzata “Un anno contro lo spreco”, si stanno affiancando centinaia di città  e paesini. Più di 300 sindaci, da Napoli a Torino, attueranno il “Decalogo delle buone pratiche”. E qui si va dall’istituzione di corsi di educazione alimentare — per insegnare a gestire scorte e riutilizzare avanzi — fino alla promozione di iniziative di recupero di prodotti rimasti invenduti e scartati lungo la filiera alimentare per regalarli alle categorie più povere.


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