Ennahda in piazza, no al governo tecnico

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Gli islamisti sono al centro di dure polemiche per il clima di scontro politico che ha portato all’uccisione del leader dell’opposizione Chokri Belaid. I manifestanti, dopo l’insuccesso della manifestazione di una settimana fa, sono tornati ad opporsi al piano del premier, Hamadi Jebali, di varare un governo tecnico per superare la crisi politica causata dal delitto Belaid. Gli attivisti si sono radunati lungo Avenue Bourghiba, corso centrale di Tunisi, teatro delle manifestazioni del gennaio 2011, che hanno portato alla fuga di Zine El-Abidine. Sulla facciata del teatro comunale è stato issato un grande telo bianco con l’emblema del partito. Nelle strade limitrofe, sono giunti gli autobus provenienti da molte città  del Paese che hanno portato centinaia di attivisti del movimento islamista. Tra la folla, sono apparsi cartelli con slogan contro la Francia. Mentre alcuni attivisti salafiti si sono diretti verso l’Ambasciata francese. La scena si ripete dall’inizio dell’attacco di Parigi al Mali, avviato nel gennaio scorso. Dopo avere appoggiato il tentativo del primo ministro, Hamadi Jebali, di varare un governo tecnico per risolvere la crisi, l’ambasciatore di Tunisi a Parigi, Adel Fekih, è stato richiamato in patria. Nella sera di ieri è intervenuto alla manifestazione, Rachid Ghannouchi, leader di Ennahda, toccando tutti i temi centrali della crisi in corso. In riferimeto alla possibilità  che venga formato un governo tecnico, Ghannouci ha confermato che gli islamisti non sono pronti a cedere il potere. «Potete stare tranquilli, Ennahda non cederà  mai il potere fino a quando godrà  della fiducia del popolo e della legittimità  delle urne», ha detto il politico. Secondo Ghannouchi, Ennahda sarebbe al centro di un «complotto, culminato con la proposta (del premier Jebali, ndr ) di un governo tecnico, cosa che equivale ad un colpo di Stato contro il governo eletto. Ennahda è la colonna vertebrale della Tunisia – ha proseguito il politico – e romperla o escluderla sarebbe come attentare all’unità  nazionale del Paese». Gannouchi si è duramente opposto allo scioglimento dell’Assemblea costituente. All’indomani della morte del politico del Partito dei patrioti democratici uniti (Ppdu) Belaid, molti avevano chiesto l’azzeramento dell’Assemblea e elezioni anticipate. Il politico ha poi parlato della necessità  di ripulire i media critici verso gli islamisti. Uno dei successi delle rivolte tunisine del 2011 è stata proprio una più estesa libertà  di espressione e stampa. Con la manifestazione di ieri, gli islamisti tunisini hanno dato una prova di forza che potrebbe avere degli effetti evidenti nella formazione del nuovo governo.


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