Esiliato il sindacalista che ha difeso gli appalti Ikea

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PIACENZA. Espulso dalla città  per tre anni. Con il foglio di via emesso nei giorni scorsi dal questore Calogero Germanà , il segretario nazionale del sindacato Si-Cobas, Aldo Milani, non potrà  più seguire direttamente le lotte degli immigrati che lavorano nelle imprese di facchinaggio al polo logistico Le Mose di Piacenza. «È la conseguenza di una delle quattro denunce a mio carico – ha spiegato Milani – tutte legate alle proteste dei mesi scorsi. La mia posizione non cambia: è stata una battaglia sacrosanta per vedere rispettati i diritti dei lavoratori, quindi non ci pentiamo di nulla».
Il foglio di via a uno dei protagonisti delle vertenze aperte nel settore della logistica, che era stato direttamente impegnato nelle trattative alla direzione provinciale del lavoro per la riammissione degli operai che avevano organizzato i picchetti davanti al deposito Ikea de Le Mose, viene denunciato da più parti come un fatto gravissimo. «Pensare di risolvere una questione sociale con un foglio di via ci sembra incredibile – osserva Nando Mainardi, segretario regionale emiliano di Rifondazione comunista – il retaggio di un’altra epoca. Invece è il 2013. Riteniamo che questo episodio debba inquietare e preoccupare tutti, anche chi non ha condiviso il merito sindacale delle vertenze e delle mobilitazioni dei Si-Cobas. È evidente che ciò che si vuole allontanare è il conflitto sociale, quando l’unica risposta possibile dovrebbe riguardare la democrazia e i diritti».
Anche la Fiom prende posizione, denunciando il caso sul suo giornale metalmeccanico I-mec con l’esplicito e azzeccato titolo «Foglio di via ai diritti sindacali», e segnalando: «Impedire a un sindacalista di fare il suo mestiere, utilizzando una misura amministrativa che in genere viene applicata a soggetti considerati dediti alla commissione di reati, è un precedente pericoloso e inaccettabile».
La lotta dei lavoratori delle cooperative di facchinaggio che operano in appalto nel gigantesco deposito-magazzino dell’Ikea, fornitore di punti vendita in mezzo continente, era iniziata la scorsa estate. La vertenza aveva l’obiettivo di applicare in sede aziendale il contratto nazionale del trasporto merci e logistica. Il risultato era stato raggiunto, ma da allora le cooperative di facchinaggio (Cristal, San Martino ed Euroservice) del Consorzio Cgs, sorta di general contractor cui la multinazionale svedese del mobile ha affidato tutta una serie di servizi, avevano iniziato a discriminare i lavoratori iscritti al sindacato intercategoriale di base guidato da Aldo Milani. Di qui nuove proteste e ripetuti picchetti davanti al polo logistico Le Mose, di fronte ai quali le forze dell’ordine avevano risposto con durezza, fino alle ripetute, violente cariche del 2 novembre scorso documentate anche dalle telecamere del Tg3.
Il Si-Cobas era stato fermo nel richiedere la reintegra sul posto di lavoro dei facchini, soprattutto egiziani, che erano stati sospesi per la loro attività  sindacale. In parallelo si era opposto ai trasferimenti di alcuni di loro operati dai vertici delle cooperative di facchinaggio, ritenendoli provvedimenti punitivi. A inizio anno era stato siglato un accordo, con le mediazione degli enti locali piacentini, che aveva portato al reintegro dei lavoratori. Ma non si erano fermate le lotte per ottenere migliori condizioni di lavoro nel settore, sfociate nell’odierno sciopero.


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