La Cina alza la voce con la Nord Corea. Gesto distensivo dell’America
Ieri il Pentagono ha annunciato di aver rinviato il test di un missile balistico intercontinentale in programma martedì in California per evitare di provocare la Corea del Nord in questo momento di grande tensione. «Il segretario alla Difesa Chuck Hagel ha preso una decisione saggia e prudente — spiega il Pentagono — il lancio del Minuteman 3 poteva dar luogo ad equivoci, aggravando la crisi». Il passo indietro di Washington coincide con lo stizzito monito lanciato ieri dalla Cina al 30enne Kim Jong-un. «A nessun Paese dovrebbe essere consentito di gettare la regione e il mondo intero nel caos per scopi egoistici», ha tuonato il presidente Xi Jinping intervenendo all’annuale forum economico di Boao. E ha concluso invitando la comunità internazionale «a una visione comune per difendere la scurezza globale». La crescente irritazione di Pechino nei confronti dell’imprevedibile alleato è emersa anche durante il colloquio tra il Segretario Generale Onu Ban Ki-moon e il ministro degli Esteri cinese Wang Yi al termine del quale quest’ultimo ha dichiarato che «non permetteremo a nessuno di creare il caos alle porte della Cina», intimando ai nordcoreani di «garantire subito la sicurezza dei nostri diplomatici, in conformità alla Convenzione di Vienna». In prossimità della scadenza del 10 aprile indicata alle ambasciate straniere con l’invito a lasciare il paese, Seul si aspetta a breve un nuovo test missilistico dal Nord mentre persino il Giappone pacifista alza i toni: «Siamo pronti ad abbattere i missili qualora la Corea del Nord decida di lanciarli»». Ma la crisi ha anche finito per avvicinare le diplomazie delle due grandi superpotenze. Dopo aver lavorato insieme alla Cina alle sanzioni contro Pyongyang imposte il mese scorso dall’Onu, la Casa Bianca ha intensificato il pressing inviando a Pechino una serie di collaboratori di Barack Obama. Sabato sarà il segretario di Stato John Kerry, in un viaggio che lo porterà anche a Seul e Tokyo. Una settimana dopo arriverà il generale Martin Dempsey, capo di stato maggiore interforze, seguito da Tom Donilon, consigliere del presidente per la sicurezza nazionale.
Alessandra Farkas
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