Grilli: via libera della Ue, in partenza i pagamenti

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BRUXELLES — Italia promossa, con riserva. Il decreto sul pagamento dei debiti dello Stato alle imprese finisce sulla scrivania di Olli Rehn, commissario Ue agli affari economici. E si guadagna un giudizio a due risvolti: bene il decreto, appunto, e bene l’impegno a non sforare il tetto Ue — deficit massimo al 3% del Pil — a causa di quei 70 miliardi di debiti in pagamento; ma per il futuro, l’Italia non si permetta più tanti sprechi; e la Commissione controllerà  da vicino i conti italiani.
Chi ha portato a Bruxelles il decreto, il ministro uscente dell’Economia Vittorio Grilli, può così inanellare qualche buona notizia in un giorno dalle molte tensioni: firma del decreto al Quirinale, tappa alla Ue, trasferimento al Parlamento per il voto di dopodomani, ancora altri controlli di Bruxelles, e a maggio — se tutto andrà  bene — chiusura della procedura di infrazione per deficit eccessivo comminata a Roma anni fa.
I primi pagamenti potranno partire subito. E saranno poi sbloccati 1,2 miliardi di rimborsi Iva alle imprese.
L’incontro Rehn-Grilli non dev’essere stato facile. Tant’è vero che, dopo un colloquio di 3 ore, ce ne sono volute altre 4 per avere una dichiarazione dello stesso Rehn. All’inizio, esprime fiducia nell’Italia: il piano di liquidare i vecchi debiti commerciali «agevolerà  la ripresa». E «data la situazione di bilancio considerevolmente migliorata, c’è spazio per una graduale liquidazione del debito senza mettere a rischio la correzione del deficit in eccesso». Rehn però aggiunge: «A condizione di ulteriori chiarificazioni tecniche», e cioè quando numeri e misure saranno più chiari. Poi, la parte due, quella del monito: tutte le amministrazioni italiane svelino il loro debito «per assicurare la trasparenza», e la Commissione «confida che nel futuro l’Italia preverrà  l’accumulazione di nuovi debiti a tutti i livelli di governo».
Tutto bene, assicura ancora Roma, abbiamo il via libera dell’Europa, ammettendo però che con il saldo dei vecchi debiti altri 3 punti si aggiungeranno al debito pubblico, portandolo al primato nero del 130%. E «fra qualche settimana», ripete Grilli, usciremo dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo. Tutto benino, concorda Bruxelles, ma vediamo prima le carte, «le studieremo attentamente», e starà  a voi far sì che la procedura si chiuda. Il duetto continua. Per Grilli, «sarà  la Commissione Ue a decidere come e quando usciremo dalla procedura per deficit eccessivo». Accelerare il pagamento dei debiti — frena poco dopo Simon O’Connor, che è il portavoce di Rehn — «non è una bacchetta magica, ma aiuta ad alleviare le imprese e perciò è importante». E un altro monito altrettanto chiaro: «L’impatto del decreto sui conti pubblici verrà  studiato nel corso delle previsioni economiche a maggio».
Come sempre, il problema ha un nome: «Copertura». Ed è un grande delicato gioco di carambola che si svolge su un tavolo chiamato Def, Documento di economia e finanza. Partita aperta, chiusura (forse) a giugno. Nel suo ultimo aggiornamento, dati per approvati i pagamenti dei debiti pregressi alle imprese, il Def ha fissato al 0,5% di rapporto deficit/Pil l’impatto stimato dell’esborso per i debiti, equivalente appunto a un deficit del 2,9% complessivo: appena un’unghia sotto il tetto Ue. Con altre nubi in prospettive: il rinvio quasi certo della Tares al 2014, l’aumento Iva del 22% previsto per luglio e osteggiato dalle imprese. Lo spostamento di pochi decimali, nel Def, può cambiare varie carte del gioco. «Non bisogna esagerare però con la prudenza», dice ancora Grilli, e «questo potenziale di 0,5 punti percentuali» di aumento del rapporto deficit/Pil «sarà  monitorato con giudizio», stabilendo «un meccanismo che intervenga se c’è lo sforamento dei parametri del patto di stabilità  e crescita».
A Bruxelles, queste cose le sanno, e non da oggi. Sanno quanto l’Italia sia importante per la Ue. E così lo sanno a Washington, dove cresce la preoccupazione per l’Europa intera. Ieri è stato a Bruxelles il nuovo segretario americano al Tesoro, Jacob Lew, che ieri ha visto Grilli e dopo aver incontrato vari leader Ue, ha scandito: «Agli Usa stanno enormemente a cuore la salute e la stabilità  dell’Europa, e la nostra solidità  economica resta dipendente da ciò che accade al di là  delle nostre frontiere».
Luigi Offeddu


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