Draghi: “L’economia non migliora e le banche hanno paura di prestare”

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WASHINGTON — La crisi continua e Mario Draghi, presidente della Bce, «non ha visto segnali di miglioramento dell’economia nelle ultime settimane». Come se non bastasse, sta avvenendo un fenomeno allarmante: «Le banche hanno paura di fare prestiti perché temono che i clienti non le ripaghino ». Il banchiere parla a conclusione del G20 che lancia l’ennesimo appello per sostenere la crescita e tamponare la recessione. Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, a Washington per il vertice, sostiene che c’è spazio per un ribasso dei tassi e che, in Italia, «pesa l’incertezza politica»: «La capacità  delle imprese a investire — questo il succo del suo messaggio — richiede fiducia sulla tenuta complessiva del Paese». Anche il ministro uscente, Vittorio Grilli, reclama «una soluzione politica veloce », altrimenti l’Italia «rischia di essere penalizzata rispetto agli altri partner». Nell’attesa, a Bruxelles, le autorità  italiane annunciano di essere pronte al veto contro la Tobin tax se l’imposta sulle transazioni finanziarie dovesse applicarsi anche ai titoli di Stato.
L’economia dunque non migliora. Nel loro comunicato, i Grandi avvertono che la crescita globale resta «debole», che «la disoccupazione rimane troppo alta in molti Paesi» e che la ripresa non solo è «incerta» ma marcia a «diverse velocità  ». Servono «ulteriori azioni» per sostenere la crescita, tuttora un miraggio, specie per l’Europa. Dal suo osservatorio Draghi conferma che segnali rosei non ci sono. Il presidente della Bce non si sbilancia sull’ipotesi di un taglio dei tassi, ventilato anche dal numero uno dell’Fmi, Christine Lagarde, e condizionato dal presidente della Bundesbank, Jans Weidmann, ad un peggioramento dell’economia. Gli risponde indirettamente Visco secondo cui «lo spazio c’è perché segnali di peggioramento ci sono da diverso tempo». Nell’analisi del governatore tuttavia i tassi possono «andare anche a zero, ma questo non costituisce la risposta al difetto di crescita forte, che è il problema cruciale dell’euro, non solo del-l’Italia ». Bisogna piuttosto «intervenire per stimolare le imprese a investire», un’attitudine che ha a che fare con il bene prezioso della fiducia che da noi «si sta affievolendo, anche per le vicissitudini che stiamo vivendo». E Grilli: «Un’ Italia che non decide è debole e può far comodo solo ai nostri competitor».
Recessione e austerity: è intorno a questo binomio che ruota il dibattito dei Grandi, mentre anche Fitch dopo Moody’s toglie la tripla A alla Gran Bretagna. Si sa che la Germania non intende allentare il rigore. Il ministro Schaeuble avverte che «nessuno», in Europa, dovrebbe aspettarsi «alti tassi di crescita nei prossimi anni». E’ anche benevolo verso l’Italia quando afferma che «dal punto di vista economico il Paese non è la mia più grande preoccupazione». Ma la questione di fondo resta e suona così: non sarà  che troppa severità , alla fine, fa più male che bene? Lagarde reclama tempi più soft per l’aggiustamento dei conti. Il commissario Ue, Olli Rehn, replica: «Parlano ai convertiti: l’Europa sta già  allentando il rigore». Il G20 però avverte che «la sostenibilità  fiscale rimane essenziale». Tra le promesse: misure contro il segreto bancario per meglio combattere l’evasione e niente “disallineamenti” sui cambi, una questione-chiave dopo il cambio di rotta del Giappone.


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