Piano del lavoro, si parte dai contratti a termine

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ROMA — Le imprese che premono per la semplificazione dei contratti a termine, irrigiditi dalla riforma Fornero. I sindacati che chiedono di ridurre le tasse non solo sulle aziende che assumono ma anche su lavoratori e pensionati. Ridotte all’osso saranno queste le posizioni che il ministro del Lavoro Enrico Giovannini si troverà  domani dall’altra parte del tavolo nell’inconto fissato con le parti sociali per discutere il pacchetto di misure allo studio su occupazione e welfare. Resta l’ipotesi di dividere in due l’intervento con un decreto legge da fare subito per rendere più flessibili i contatti a termine con misure a costo zero. E in un secondo momento il resto delle misure, dalle pensioni alla staffetta generazionale, da approfondire nel confronto con imprese e sindacati e in attesa della decisione di Bruxelles sull’utilizzo dei fondi europei e sullo scorporo degli investimenti dal calcolo del deficit.
In attesa delle decisioni del governo, sull’economia italiana continuano a piovere numeri pesanti: l’Ires, l’istituto di ricerche della Cgil, dice che le persone in difficoltà  sfiorano i 9 milioni: più di 4 milioni e mezzo tra disoccupati, cassa integrati e scoraggiati (cioè quelli che un lavoro nemmeno lo cercano più), altri 4 milioni e rotti tra precari e lavoratori con un part time non scelto ma subìto.
L’Istat registra a marzo un altro calo del fatturato dell’industria, il quindicesimo di fila con un crollo nell’ultimo anno arrivato al 7,6%.
Imprese
Le richieste delle imprese si concentrano soprattutto sui contatti a termine, tema sollevato fin dal giorno dell’approvazione della riforma Fornero che li aveva resi meno vantaggiosi per contrastare la «flessibilità  cattiva». Ed è per questo che il governo, se l’incontro con le parti sociali dovesse andare bene su questo punto, potrebbe accelerare i tempi. Sui contratti a termine Confindustria chiede di tornare alle pause brevi tra un contratto e l’altro: 10 giorni per quelli fino a sei mesi, 20 per quelli più lunghi mentre la riforma Fornero li aveva portati rispettivamente a 60 e 90. E vuole anche che possa essere prorogato fino a due anni il primo contratto a termine senza causale, che oggi non può superare i dodici mesi. Una ricetta condivisa da Jole Vernola, direttore centrale per lavoro e welfare in Confcommercio, sigla che in questo momento ha la presidenza di Rete imprese, l’associazione dei piccoli: «Non ci sono soltanto gli intervalli da accorciare ma anche il contributo aggiuntivo dell’1,4% da eliminare o quanto meno sospendere, visto che grava soprattutto su quelle imprese che hanno una quota fisiologica di contratti a termine». Una richiesta anche sull’apprendistato: «L’assunzione a tempo indeterminato — dice Vernola — non deve essere un vincolo di legge, sarebbe meglio lasciarla alla contrattazione collettiva».
Sindacati
Per i sindacati la base della discussione è il documento firmato da Cgil, Cisl e Uil tre settimane fa. Il punto centrale è «ridurre la tasse ai lavoratori dipendenti, ai pensionati e alle imprese che faranno assunzioni nel prossimo biennio». Con risorse che, per i sindacati, andrebbero cercate dalla lotta all’evasione fiscale. In quel documento si chiede anche di «correggere le iniquità  della legge sulle pensioni» aprendo la strada a quella flessibilità  di cui lo stesso Giovannini ha parlato. E poi di «valorizzare le imprese che investono in innovazione e ricerca e che salvaguardano l’efficienza e la buona amministrazione».
Condono
Nel frattempo si apre e si chiude l’ennesimo caso sul condono edilizio, eterna tentazione della politica italiana. Il senatore del Pdl Domenico De Siano ha presentato un emendamento al decreto legge sulle emergenze ambientali che «propone di riaprire, fino al 31 dicembre 2013, i termini del condono edilizio 2003». Tentativo denunciato dal Pd e sconfessato dal ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, sempre Pdl: «Non è nel programma del governo». Fino al ritiro dell’emendamento da parte dello stesso senatore De Siano, originario di Ischia, dove non a caso l’abusivismo viene chiamato «edilizia spontanea».
Iva
Il governo continua a cercare, con fatica, le risorse per evitare l’aumento dell’Iva a luglio, fissato dal governo Monti. «Un governo appena arrivato non trova un tesoro che nessun altro aveva adoperato» dice realisticamente il ministro per lo Sviluppo economico Flavio Zanonato. Spunta l’ipotesi di recuperare qualcosa tassando in maniera pesante le case di pregio. Ma il solo parlarne agita le acque delle larghe intese.


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