22 maggio. Siamo tutti biodiversi

Loading

Quante vite passano e si incrociano in un aeroporto, nei terminal, nelle file ai check in… e nelle siepi che lo circondano. Diversità  bio-logica, diversità  di vite già . Eppure relazionarsi con la diversità  in ogni sua forma non è affatto semplice per la specie che, come ci ripetiamo per consolarci, è in teoria la più evoluta. Ancor meno è facile farne un punto di forza, uno strumento per progredire, rafforzarsi, crescere.

Qui la natura ha molto da insegnarci, come d’altronde in molte altre circostanze delle nostre esistenze omogenee e omologate. Gli intrecci tra le specie sono calibrati con precisione disarmante, in un equilibrio prezioso di cui ancora evidentemente non ci sono chiare la delicatezza e il valore. Che la molteplicità  sia ricchezza non sarà  mai assioma scontato e dovremo continuare a ripeterlo per molto ancora pare. Il numero e la diversità  di organismi e di specie viventi che rendono possibile la vita sulla terra è ciò che basterebbe tenere a mente per considerare ogni differenza come un miglioramento in potenza, come parte di un’armonia perfetta. Come un gioiello da custodire. Il che non significa solamente proteggere la bellezza dei colori, delle forme, degli odori. Preservare la biodiversità  significa guardare oltre questo orizzonte e considerarla, senza mezzi termini, fondamentale per la vita sulla terra.

La tutela della biodiversità  occupa da qualche anno un posto centrale nel dibattito internazionale in tema di ambiente, ed è uno dei principali ambiti monitorati dalla politica – anche se, almeno per quanta riguarda l’Unione Europea, non sempre con la dovuta lungimiranza. Lo dimostra la recente proposta di legge della Commissione sulla commercializzazione delle sementi, un documento volto in teoria a definire un pacchetto di misure per rafforzare gli standard di sicurezza in tutta la catena alimentare, ma che di fatto, come ben sottolinea Slow Food (che assieme ad altre associazioni ha sottoscritto un appello per modificarne alcuni passaggi sostanziali), risulta essere molto più vicino a compromettere non solo la biodiversità , ma anche la salute dei consumatori e l’indipendenza dei coltivatori. Cary Fowler, un “biodiversity warrior” che persegue azioni di lobbying nei confronti di governi poco responsabili, tiene alta da anni l’attenzione sui traffici trasversali e sovranazionali che ruotano attorno agli OGM. Prospetta con molto realismo disastri di proporzioni impensabili, in un futuro non troppo remoto, se non si corregge la rotta, preservando la diversità , seme dopo seme, come unica arma contro le minacce onnipresenti delle malattie, del cambiamento climatico e delle carestie. “Perdere la diversità  in agricoltura non è assimilabile a perdere le chiavi della propria macchina. Perdere la biodiversità  è come aver perso i dinosauri. Non ci sono più e non li vedremo mai più in assoluto”.

Tutelare la diversità  in ogni sua forma, dunque, significa anche e soprattutto centrare l’attenzione su quel contributo fondamentale al benessere umano e allo sviluppo economico che deriva dalla produzione di alimenti e materie prime, dai ritmi e dai cicli della natura, dall’acqua, dal suolo, dalle piante, dallo smaltimento e dal riassorbimento degli scarti. Perdere la biodiversità  sarebbe una catastrofe delocalizzata. Siamo inestricabilmente collegati gli uni agli altri in una catena che, se si spezza in un punto, ha come inevitabile conseguenza quella di sciogliere presto o tardi il disegno intessuto. Magari non subito, “non ora non qui” citando Erri De Luca, ma l’esito è certo – e peggio ancora previsto. Perché allora non investire sulla capacità  di fornire risorse e di valorizzare la resilienza dei cicli naturali alle alterazioni e agli inquinamenti di cui inevitabilmente siamo complici?

Viviamo in un mondo dove la diversità , da sempre e in ogni ambito, regna sovrana e ci sovrasta, nonostante gli svariati tentativi che nei corsi e ricorsi storici goffamente si propongono di “ordinare” il mondo secondo logiche ad esso estranee.

Oggi è il 22 maggio, giornata mondiale della biodiversità  istituita dalle Nazioni Unite nel 1993 per sensibilizzare e accrescere la consapevolezza su un argomento importante e delicato. Il focus di quest’anno è l’acqua, tema scelto in coincidenza con l’anno internazionale della cooperazione nel settore idrico. Ma l’acqua è condizione per la vita sulla terra e in questi giorni di violenti nubifragi ancor più dovremmo riflettere sugli innumerevoli fattori che condizionano il cambiamento climatico e che quasi mai consideriamo come cause concatenate agli effetti che subiamo passivamente, esclamando distrattamente, ancora una volta, “Anche oggi piove!”.

Oggi però il mio desiderio è che sia un giorno come un altro. Un giorno in cui la tutela dell’ambiente (ovvero di tutti gli esseri che nelle più svariate forme e modalità  lo abitano e lo rendono vivo) sia una priorità  che l’umanità  si pone in quanto portatrice di responsabilità  specifiche. È imprescindibile, se vogliamo continuare a esprimerci, a costruirci identità , ad avere la possibilità  di scegliere. In una parola, a esistere.

Anna Molinari


Related Articles

Veronesi: trasgredire allunga la vita

Loading

Anticonformismo e affetti, responsabilità e digiuno. Ecco la ricetta ideale per la longevità

Quando il Paese guardava in avanti ma la Confindustria guardava indietro

Loading

Storia. Già nel 1988 alcuni governi, compreso quello italiano, decisero di istituire un Gruppo sui cambiamenti climatici

Battisti, ultima battaglia in Tribunale il Brasile verso il no all’estradizione

Loading

I giudici riuniti fino a tarda notte per decidere sull’ex terrorista dei Pac. Nella prima tornata di voti, 5 magistrati su 9 hanno votato contro il ricorso presentato da Roma. L’avvocato dello Stato italiano: “Se date ragione a Lula sarà  un’offesa a un paese democratico”

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment