Grillo al Quirinale. Fuori il sit-in dei 5 Stelle

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Cioè, tanto per fare qualche esempio sulla base dei temi annunciati dal Movimento 5 Stelle, la denuncia di un Parlamento ridotto a «funzione passiva» e dunque «ormai esautorato», come dimostra «il caso degli F35». E poi un’emergenza economica «sempre più pressante» sulla quale si recrimina che il governo procede «di rinvio in rinvio». E l’imminente mozione per ridiscutere la legge che abolisce il finanziamento pubblico ai partiti, collegata alla proposta di altri tagli alla spesa pubblica. E, ancora, il cantiere delle riforme («nello specifico il semipresidenzialismo»), i provvedimenti sul conflitto d’interessi, le norme anticorruzione, l’abolizione del Porcellum, e così via.

«Il presidente della Repubblica è il garante di tutti, anche dell’opposizione, quindi ci deve dare ascolto», avvertiva ieri il capogruppo alla Camera degli «stellati», Riccardo Nuti. Essendo insomma rimasto «l’unico cui ci si possa appellare», sul capo dello Stato pende una grande aspettativa, e a misurare le risposte sarà lo stesso Grillo, accompagnato appunto da Nuti e da Nicola Morra, capogruppo al Senato, ma forse anche dal cofondatore e «guru» del movimento, Gianroberto Casaleggio, la cui presenza nella delegazione attesa sul Colle non è ancora esclusa.

Per alzare la pressione sull’udienza, nata da una richiesta presentata in chiave quasi provocatoria la settimana scorsa sul blog e in seguito formalizzata come ogni forza politica fa in casi simili, il movimento annuncia un doppio appuntamento: 1) con i suoi attivisti, invitati ad andare in piazza del Quirinale alle 11, un’ora prima dell’incontro; 2) con i giornalisti, alle 13.15, nella sala Nassiriya del Senato, per una conferenza stampa guidata dallo stesso Grillo.

Riflessi mediatici a parte, ciò che interessa a Napolitano è, oltre a chiarire una volta di più i margini d’intervento concessi dal suo ruolo e dalle sue funzioni costituzionali, saggiare da vicino l’atteggiamento dei 5 Stelle. Cercherà quindi di capire gli spazi d’interlocuzione con quella che è una grande forza politico-parlamentare, affinché — almeno su certi temi cruciali — si arrivi davvero a remare tutti insieme. L’Italia, infatti, come provano gli ultimi giudizi delle agenzie di rating, non è ancora fuori dal pericolo di affondare.


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