Niente Imu per chi ha un mutuo sull’80% della casa

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Poi ci sono altre esclusioni che potrebbero riguardare le imprese edili sulla quota di invenduto oppure chi ha ancora in corso un mutuo ma almeno per l’80 per cento del valore dell’immobile.

Sullo sfondo, per trovare le risorse in modo da non turbare la suscettibilità del Fondo monetario internazionale e della Commissione affari economici di Bruxelles, la rimodulazione complessiva del perimetro fiscale sulla casa che in Italia vale circa 50 miliardi di euro l’anno. Ecco, come suggeriscono da giorni le indiscrezioni, l’accorpamento in una unica “service tax” sul modello anglosassone dell’Imu con la Tares, l’attuale imposta municipale non ancora entrata in funzione.

Quindi ultima alternativa, se non si dovesse trovare la quadra tra Pd e Pdl entro il termine del 15 agosto fissato dal ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, un rinvio a fine anno in tandem con l’Iva. A dicembre inoltre, come ha fatto capire Saccomanni, si potranno monitorare i primi effetti sull’economia dello sblocco dei 20 miliardi di euro da parte delle pubbliche amministrazioni e valutare la ricaduta sulla filiera fiscale. Tutto il quadro è comunque molto incerto. Sia quello politico, con le fibrillazioni continue per le vicende giudiziarie in casa Pdl e quelle da segreteria in casa dei democrat, che quello economico. A fine settembre si saprà chi ha vinto le elezioni in Germania con un probabile chiarimento dell’assetto rigorista-sviluppista in tutta Europa. Mentre per l’economia bisognerà vedere se davvero nell’ultimo trimestre dell’anno si «vedrà la luce della ripresa» come sembra certo il ministro dell’Economia oppure se i tempi saranno più lunghi. Così come questa attesa iniezione di risorse di 20-40 miliardi in realtà non è affatto detto che ci sia nei tempi sperati. La certificazione dei crediti — perché come ha detto Saccomanni se in Italia ci sono i falsi invalidi quindi ci saranno anche i falsi crediti — è ancora in alto mare e per la fine di settembre sembra difficile che sia pronta.

Intanto continuano in Parlamento le prove di convergenza per trovare soluzioni alternative alla ingarbugliata matassa Iva-Imu. Ieri ha raccolto consensi trasversali, anche da M5S, la proposta a prima firma dell’ex-ministro dell’Economia Giulio Tremonti che prevede lo stop all’Imu sulla prima casa e all’aumento dell’Iva dal 21 al 22% per tutto il 2013 e il pagamento di uno stock di 15 miliardi di debiti della Pa da finanziare con mini-bond. Ma non è passato in commissione. Lo stop all’emendamento è arrivato dalla Bilancio, che dice no sulla base dell’articolo 81 della Costituzione che esige coperture certe. Uno stop su cui ha chiesto spiegazioni motivate Tremonti nel suo intervento in Commissione. La proposta nasce già bipartisan: oltre a Tremonti, porta, oltre a quelli del Pd e del Pdl, la firma di senatori della Lega, ai quali si è aggiunto anche Francesco Molinari, del Movimento 5 stelle.


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