«Giovani motore del mondo No agli inganni del potere»

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RIO DE JANEIRO — Giornata di nubi basse, freddo e pioggia battente. «Nelle tue mani pongo la mia vita». Le radici della sua elezione affondano qui, ad Aparecida, e Francesco prega a lungo in silenzio e ha l’aria commossa quando regge tra le braccia, come fosse una bambina, quella Madonnina nera di quaranta centimetri che è patrona del Brasile, venerata in tutta l’America Latina, nella tradizione vicina anzitutto agli schiavi e agli oppressi. Le affida i giovani e il suo stesso pontificato, lui che nel 2007, in questa cittadina a duecento chilometri da Rio, guidò da cardinale la stesura di un documento della Chiesa latinoamericana che è diventato una sorta di programma del papato, dalla «opzione preferenziale per i poveri» alla missione verso le «periferie», e ha la voce incrinata e lo sguardo intenso quando sillaba solenne: «Tu, o Madre, non hai esitato, ed io non posso esitare».
Così Francesco, ieri, ha cominciato a dispiegare i temi che saranno al centro della Giornata mondiale della gioventù. Nel santuario mariano più vasto del mondo ha scandito l’omelia in tre parti: «Mantenere la speranza, lasciarsi sorprendere da Dio, vivere nella gioia», perché «il cristiano non può essere pessimista» né avere «una faccia da lutto perpetuo». E ha esortato a «trasmettere ai nostri giovani i valori che li rendano artefici di una nazione e di un mondo più giusti, solidali e fraterni», ha denunciato le false speranze degli «idoli passeggeri che si mettono al posto di Dio: il denaro, il successo, il potere, il piacere», spiegato che «il drago», il male, c’è nella nostra storia ma non è lui il più forte: il più forte è Dio, Dio è la nostra speranza!», fino a esclamare: «Incoraggiamo la generosità dei giovani, accompagniamoli nel diventare protagonisti della costruzione di un mondo migliore: i giovani sono un motore potente per la Chiesa e per la società».
Bergoglio procede con l’esempio, nella notte italiana è tornato a Rio de Janeiro per visitare un ospedale francescano per i poveri specializzato nel recupero da droghe e alcool, una delle aggiunte che ha voluto fare al programma, come la visita alla favela Varginha di oggi o l’incontro di domani con giovani carcerati. Il Santo di Assisi dal quale ha preso il nome «abbandona ricchezze e comodità del mondo per farsi povero tra i poveri, capisce che non sono le cose, l’avere, gli idoli del mondo ad essere la vera ricchezza e a dare la vera gioia, ma è il seguire Cristo e il servire gli altri».
Ma San Francesco, spiega il Papa, va oltre: abbraccia un lebbroso. «In ogni fratello e sorella in difficoltà noi abbracciamo la carne sofferente di Cristo», dice rivolto ai pazienti: «Vorrei abbracciare ciascuno e ciascuna di voi, voi che siete la carne di Cristo». Eppure «abbracciare non è sufficiente», avverte: «Tendiamo la mano a chi è in difficoltà, a chi è caduto nel buio della dipendenza». Nelle parole del Papa c’è una dura condanna ai «mercanti di morte» che «seguono la logica del potere e del denaro»: la «piaga del narcotraffico» semina «violenza, dolore e morte» e «richiede un atto di coraggio di tutta la società». E «non è con la liberalizzazione dell’uso delle droghe, come si sta discutendo in varie parti dell’America Latina, che si potrà ridurre la diffusione e l’influenza della dipendenza chimica», dice: piuttosto «è necessario affrontare i problemi che sono alla base del loro uso». Giustizia, educazione, solidarietà.
Quando ad Aparecida ricordava la riunione del 2007 Francesco ha spiegato come i vescovi si sentissero «ispirati dalle migliaia di pellegrini». Sono parole che richiamano la «teologia del popolo» argentina. Il documento nacque «da questo intreccio» con «la fede semplice» della gente. I giovani «hanno bisogno che siano proposti loro quei valori immateriali che sono il cuore spirituale, la memoria di un popolo». Un boato si è levato fuori dalla basilica — si stimano duecentomila fedeli — mentre il Papa annunciava che sarebbe tornato a Aparecida nel 2017, a trecento anni dal ritrovamento della statuetta nel fiume Paraiba. Sollevando la Madonnina, Francesco ha benedetto la folla e mormorato: «Vi chiedo un favore: pregate per me, ne ho tanto bisogno».


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