Campagna acquisti per il Letta bis, lite tra alleati

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ROMA — «Io lo so per certo». Che la certezza sia vera o soltanto «tattica», sta di fatto che dalle parti di Silvio Berlusconi il tema del Senato in subbuglio s’è già trasformato in un allarme rosso. «So per certo», ha detto ieri pomeriggio Gianfranco Micciché, «che nel Pd stanno già lavorando alla campagna acquisti nel centrodestra per sostenere un Letta bis». Il sottosegretario ostenta sicurezza, giura che non «troveranno parlamentari disposti a esporsi e a giocarsi una rielezione in cambio di nulla». E si premura anche di togliere il nome di Enrico Letta da qualsiasi ipotetica chiamata in correità. «Non sono certo i lettiani. Letta subisce sorridendo…».
Ma il tema c’è. Soprattutto perché, alla girandola di nomi chiamati in causa da sospetti e maldicenze, adesso s’aggiunge chi s’affretta — e neanche troppo timidamente — a mettere la propria faccia e la propria firma contro qualsiasi ricorso alle elezioni anticipate. Tipo Giuseppe Castiglione, coordinatore del Pdl siciliano, amico di Angelino Alfano e — evidentemente — non di Micciché.
«Tanto per capirci, io ho sempre vinto. Miglior eletto all’Assemblea regionale siciliana, miglior eletto al Parlamento europeo, presidente di Provincia (a Catania, ndr ) più amato d’Italia», riassume Castiglione, oggi sottosegretario, nel suo curriculum. Poi arriva al punto: «E, secondo voi, uno come me si fa dire se si va alle urne oppure no da Daniela Santanchè? Io neanche la ascolto, la Santanchè. La leadership di Berlusconi e il fatto che lo si debba difendere restano per me punti su cui non si discute. Ma in questo momento non possiamo voltare le spalle al governo perché il Paese si rivolterebbe contro di noi. I falchi dicono che andiamo alle elezioni? Ne dubito. I falchi dicono che, qualora andassimo alle elezioni, le vinceremmo? Ne dubito…».
Non è solo, Castiglione. A parte «il numero esorbitante di senatori nostri che mi hanno chiamato e che sono d’accordo con me nel difendere il governo», c’è sempre quella pattuglia di colleghi siciliani che non lo ha mai abbandonato. Da Vincenzo Gibiino, classe ‘65, avvocato e imprenditore di San Gregorio di Catania, al tandem composto da Giuseppe Pagano detto «Pippo» e Salvatore Torrisi detto «Salvo». Fedelissimi di Castiglione, soprattutto gli ultimi due, anche se hanno respinto con una nota alle agenzie «le interpretazioni malevole». E precisato che«saremo leali a Berlusconi».
Sembrano i classici sassi che anticipano di poco l’inizio dello smottamento. E tra i sassi che rotolano c’è anche quello lanciato da Domenico Scilipoti, senatore eletto col Pdl, l’uomo che nella passata legislatura era stato il nume tutelare dei «Responsabili» che abbandonarono il centrosinistra per salvare Berlusconi. «Responsabili è una parola seria, un aggettivo importante», scandisce il parlamentare siciliano. Poi lascia intendere che il biglietto di ritorno dal berlusconismo ce l’ha praticamente in tasca. «Secondo lei, viene prima l’interesse di un singolo o l’interesse del Paese? Secondo lei, viene prima l’interesse di un singolo o l’interesse dei nostri figli?», si chiede. E si risponde: «Per me vengono prima l’interesse del Paese e quello dei nostri figli. E di questo governo, di un governo, adesso abbiamo bisogno. Non possiamo permetterci di andare alle elezioni in un momento come questo. Io la penso così. E sarò responsabile anche a costo di qualche doloroso sacrificio personale che mi costerebbe molto….».
E la lista dei possibili transfughi del Pdl non finisce qui. L’altro giorno, il giornale online Linkiesta ha messo insieme anche i nomi di Giuseppe Ruvolo, di Francesco Scoma e anche di quel Riccardo Villari che, nel chiamarsi fuori da qualsiasi ipotesi di tradimento («Scrivete che le mie dimissioni da senatore sono già nelle mani di Silvio Berlusconi»), aveva comunque ammesso che sì, «al Senato comunque ho fiutato qualche movimento».
Di movimenti ce ne sono, e parecchi, nel gruppo «Grandi autonomie e libertà» (Gal), composto da dieci senatori eletti nel centrodestra tra cui anche Giulio Tremonti e pure Paolo Naccarato, l’amico che l’ex ministro dell’Economia è riuscito a fare eleggere con la Lega. Naccarato ha detto ieri al Corriere che «al Senato verrà fuori una maggioranza silenziosa». E anche il suo compagno di banco Luigi Compagna adesso ammette che, in vista di un Letta bis, «s’intravede nel centrodestra una specie di fluidità, come dire, “alla Mastella”…».
«Ma dove vanno? Dove volete che vadano?», irride Maurizio Gasparri, uno che il Senato lo conosce bene. E per quanto giuri che dal Pdl non uscirà nessuno, l’ex capogruppo dei berlusconiani ammette che qualche movimento a Palazzo Madama c’è. «Dentro il Cinquestelle c’è gente che vuole salvare lo stipendio e che farà di tutto pur di tenere in piedi la legislatura. Tipo l’ex grillino Mastrangeli, quello che andava ospite su Canale 5 da Barbara d’Urso e che poi è finito al Gruppo misto. Di altri Mastrangeli, tra di loro, ce ne sono altri. Sei, sette, forse otto…». E la giostra continua a girare.
Tommaso Labate


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