Bergoglio sulle carceri: «Ci sono solo pesci piccoli»

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Le prigioni sono piene di «pesci piccoli», mentre quelli grossi «nuotano liberamente» fuori. Sono alcune delle parole che ha pronunciato ieri papa Bergoglio ricevendo circa 150 cappellani delle carceri (che dal 21 al 23 ottobre erano riuniti a Sacrofano, vicino Roma, per il loro convegno nazionale), poco prima della consueta udienza generale del mercoledì in piazza San Pietro.
Guai a pensare che Francesco ce l’avesse con Berlusconi – condannato in via definitiva ma a piede libero -, tuttavia è lecito supporre che all’ex premier, ai suoi sodali e a tanti altri «pesci grossi» siano fischiate le orecchie e si siano sentiti chiamare in causa. «Il Signore è dentro» con tutti i reclusi, «anche lui è un carcerato, ancora oggi, carcerato dei nostri egoismi, dei nostri sistemi, di tante ingiustizie, perché è facile punire i più deboli, ma i pesci grossi nuotano liberamente nelle acque» ha detto Bergoglio, che ha anche invitato i cappellani a «far arrivare un saluto a tutti i detenuti» e un incoraggiamento per «superare positivamente questo periodo difficile della loro vita».
Dopo monsignor Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, che al convegno del cappellani aveva denunciato il «sovraffollamento» delle carceri italiane e una situazione giunta «ai limiti della sopportazione umana» e bacchettato la politica per la sua inerzia (come riferito ieri dal manifesto), è ora il papa ad intervenire sulla questione. Anche se né Crociata né Bergoglio hanno fatto esplicita menzione alla possibilità che il parlamento approvi una misura di indulto o di amnistia, il tema oggetto del dibattito politico in queste settimane.
Non è la prima volta che papa Francesco, nei suoi sette mesi abbondanti di pontificato, parla o affronta l’argomento carcere (al di là di quello che succedeva in Argentina, quando era arcivescovo di Buenos Aires e pare avesse una particolare attenzione alla situazione dei reclusi). Lo aveva fatto già pochi giorni dopo la sua elezione alla cattedra di Pietro, il 28 marzo, andando a celebrare il giovedì santo della liturgia cattolica nel carcere minorile romano di Casal del Marmo, con la lavanda dei piedi a dodici giovani detenuti e detenute, soprattutto stranieri. E poi ha incontrato alcuni carcerati sia durante il viaggio a Rio de Janeiro in occasione della Giornata mondiale della gioventù di fine luglio, sia durante la visita pastorale a Cagliari, a settembre.
Potrebbe farlo nuovamente nelle prossime settimane. Il direttore della sala stampa della Santa sede, padre Federico Lombardi, ha annunciato che il 14 novembre il papa «si recherà al Quirinale in vista ufficiale, per restituire al presidente della Repubblica italiana la visita da lui resagli in Vaticano l’8 giugno scorso». Napolitano nell’ultimo mese è intervenuto più volte sul tema carcere. A fine settembre, durante una visita al carcere napoletano di Poggioreale a Napoli, aveva proposto al parlamento «di prendere in considerazione la necessità di un provvedimento di clemenza, di indulto e di amnistia», non tanto per rispettare la sentenza di Strasburgo (che ha puntato il dito contro il «sovraffollamento» e il «malfunzionamento cronico del sistema penitenziario», invitando l’Italia a risolvere il problema entro un anno), quanto come «imperativo umano e morale». E ha ribadito la richiesta pochi giorni dopo, l’8 ottobre, con un messaggio alle Camere.
Il 14 novembre, allora, durante l’incontro fra Bergoglio e Napolitano, l’appello potrebbe essere rilanciato. E anche il papa potrebbe forse associarsi alle parole indulto e amnistia.


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