La partita governativi-lealisti mette a rischio la legge di Stabilità

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ROMA — La certezza dei governativi è una e una sola: «I lealisti hanno capito che Berlusconi e Alfano si stanno riavvicinando e potrebbero raggiungere un accordo, e dunque attaccano a testa bassa sulla legge di Stabilità per far saltare l’intesa nel partito e il governo». La certezza dei «lealisti» è opposta: «Noi diciamo quello che pensa Berlusconi: lui non può né vuole accettare una legge di Stabilità che riempie di tasse il nostro popolo, e non può certo lasciare la golden share del partito ad Alfano».
Nello scontro che resta frontale, e che coinvolge anche i ministri scesi ieri in campo per frenare le critiche durissime dei falchi, l’ultima parola spetterà sempre più a Berlusconi. Che ieri sera ha ricevuto ad Arcore una pattuglia di «lealisti», guidata dalla Santanchè, e che oggi o domani vedrà invece Angelino Alfano. Sul tavolo, sempre le stesse questioni: come tenere unito un Pdl ormai spaccato — almeno — in due. E come conciliare la difesa dell’ex premier che passa anche per l’ipotesi di uscita dalla maggioranza (idea che Berlusconi continua ad accarezzare e che i falchi auspicano) con il sostegno al governo giudicato imprescindibile da Alfano e dai suoi «innovatori».
Decisivi saranno i prossimi passaggi, che dovrebbero avere questa tempistica: il Consiglio Nazionale anticipato a metà novembre (è la richiesta perentoria dei «lealisti»), la scelta su quale atteggiamento tenere sulla legge di Stabilità, che sarà votata entro novembre al Senato, e infine il voto sulla decadenza. E si capisce che l’intenzione dei «lealisti» è quella di consegnare il partito al più presto nelle mani di Berlusconi, nella certezza (o speranza) di avere già in mano almeno il 70% delle firme, anche se ieri Formigoni scommetteva su un 50% finale di firme sul documento degli «innovatori». Subito dopo, partirebbe l’assalto sulla legge di Stabilità , perché il coro dei «lealisti» è che «una legge così, con quelle tasse sulla casa, non si vota». E a quel punto la rottura potrebbe avvenire anche prima del voto sulla decadenza.
Scenari, allo stato. Che però preoccupano molto gli «innovatori». Tanto che, dopo le durissime uscite di Brunetta su legge di Stabilità e decadenza («Se verrà votata, usciremo dalla maggioranza») ma anche di Raffaele Fitto — che a In Mezz’ora ha invitato all’unità dicendosi sicuro che Alfano «non romperà», ma ha ribadito che sulla legge di Stabilità non si faranno sconti, parole pacate ma nette che sono molto piaciute a Berlusconi che lo ha chiamato per fargli i complimenti, Quagliariello e Lupi sono intervenuti per alzare un muro a protezione del governo.
«Viste le dichiarazioni dei lealisti sulla legge di Stabilità, è lecita una domanda: vogliamo migliorarla nell’interesse dei cittadini oppure vogliamo trasformare la legge di Stabilità in una assurda resa dei conti interna al Pdl sulla pelle degli italiani, lasciando il Paese senza governo?», sferza Lupi. E Quagliariello fa capire quanto drammatico sia il bivio di fronte al quale si trova il Pdl: «In ballo non c’è solo il governo, ma la sorte del nostro sistema politico».
Temi che saranno il cuore del nuovo incontro tra Berlusconi e Alfano, in un faccia a faccia in cui nessuno dei due vorrebbe arrivare alle estreme conseguenze. Quello che chiede Alfano, oltre a un freno agli «estremismi» contro l’esecutivo, lo fa capire un altro ministro, Beatrice Lorenzin: «Nel nuovo partito vi dovranno essere regole di democrazia interna che permettano una leale convivenza tra anime diverse ma non incompatibili, così come in tutti i grandi partiti bipolari d’Europa». Il che significa, come ha chiesto lo stesso ex segretario al Cavaliere, la possibilità di avere voce in capitolo per la metà sulle candidature della prossima Forza Italia. Quanto arriverà a concedere il Cavaliere in cambio dell’unità in Fi, è il vero nodo ancora tutto da sciogliere.
Paola Di Caro


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