Alfano e l’accusa di tradimento: affetto per Silvio, ma siamo il futuro

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ROMA — «A Silvio Berlusconi sono molto riconoscente. Lui mi ha dato tanto e io, nel mio piccolo, gli ho dato tutto». Angelino Alfano, leader del «Nuovo centrodestra», risponde così a chi gli chiede se — come hanno gridato i berlusconiani all’Eur — si sentisse «un traditore». Il vicepremier, alla Stampa estera di via dell’Umiltà, due passi dalla ex sede del Pdl, parla di «decisione amara», di una scelta «che mai avrei creduto di dover assumere», di «profondo affetto» per il Cavaliere. È come un padre? Gli chiedono. Alfano replica: «Col mio papà ho anche litigato. Spesso aveva ragione lui, a volte io. Ma abbiamo sempre mantenuto l’amore e il rispetto. Spero che con Berlusconi questo vincolo rimanga saldo». Intanto, sulla decadenza dell’ex premier, Alfano è netto: «Voteremo contro. La legge Severino non può essere retroattiva».
In prima fila, anche Renato Schifani: «Alfano è stato bravissimo. Io capogruppo? Decideremo la settimana prossima». In piedi, i ministri Gaetano Quagliariello, Beatrice Lorenzin, poi Maurizio Sacconi, Fabrizio Cicchitto. Maurizio Lupi va a Che tempo che fa : «Io non sto con Berlusconi perché portava i voti, ma per le idee». E attacca «cattivi consiglieri o estremisti: non mi riconosco in un partito che insulta le istituzioni». Serve un nuovo voto di fiducia? «Solo se Forza Italia ritira l’appoggio al governo».
Da Alfano, tra i cronisti, spuntano anche le Iene : «Angeli’, ma sei sicuro di quello che stai facendo? Guarda che quello lì sta nero…». Alfano sorride: «Siamo il movimento del futuro e siamo pienamente nel centrodestra». La decisione di staccarsi, spiega il vicepremier, è perché «nel nostro movimento ha prevalso l’orientamento per il voto anticipato». Secondo Alfano in Fi «è arrivata la stagione di un’area estrema, ma anche rassegnata alla sconfitta». Lui, invece, vuole andare avanti col governo («sarà stabile») e propone «un patto agli italiani: fra 12 mesi, alla nuova legge di Stabilità, vediamo quali obiettivi avremo centrato». E li elenca: «Nuova legge elettorale, salvaguardando il bipolarismo. Non avere più due Camere che fanno lo stesso lavoro. Eleggere direttamente il presidente della Repubblica o il premier». E poi «occupazione, meno tasse, più lavoro, meno spesa pubblica, politiche sull’immigrazione, più Europa». Dopo 12 mesi si tirano le somme. Perché «giudicare il governo dopo sei mesi sarebbe come assegnare lo scudetto dopo dieci giornate». All’ex senatore Stefano De Lillo, tifoso giallorosso, scappa un «magari», visto che Totti e compagni sono in testa. Alfano coglie la battuta: «Vedo che i romanisti accolgono l’emendamento…». Tra le riforme, Alfano aggiunge «la scelta del candidato premier con le primarie di coalizione». Arriveranno anche i popolari ex Scelta Civica? «Con una coalizione ampia abbiamo già vinto, nel ‘94 e nel 2001. Ma ognuno ha la propria divisa». E la «campagna acquisti»? Andrea Augello spiega: «Fino al voto sulla decadenza, resteranno tutti con Forza Italia. Poi si vedrà…». Secondo i calcoli, «ballano» una ventina di parlamentari: «Quelli che erano contrari alla sfiducia al governo…». Sul territorio si contano le «truppe»: «Abbiamo governatori, consiglieri regionali, comunali, sindaci. Non finiremo come Futuro e Libertà…».
Ernesto Menicucci


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