La barriera di Grillo «Fermare all’ingresso i deputati abusivi»

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ROMA — Dopo i giornalisti ostili, Beppe Grillo mette all’indice i 148 deputati presunti «abusivi» entrati a Montecitorio grazie al premio di maggioranza-senza soglia, conquistato dal centrosinistra a febbraio e poi incappato nella scure della Corte costituzionale. Il leader del M5S chiede elezioni immediate e, dunque, incita il suo movimento: «Gli abusivi devono essere fermati all’ingresso di Montecitorio, questi signori non hanno più alcuna legittimità popolare né istituzioni. Senza di loro il governo di capitan Findus Letta e di Napolitano non esiste più».
La campagna grillina ha un obiettivo politico più che pratico. Infatti, le convalide dei 148 deputati premiati dal «porcellum» dovranno essere deliberate dalla Giunta delle elezioni e dall’Aula dove c’è una maggioranza di centrosinistra. E, poi, fa notare non senza ironia il candidato in pectore del Pd Matteo Renzi, seguendo il ragionamento di Grillo si finirebbe per coinvolgere anche i «nominati» grillini che a Montecitorio ci sono arrivati grazie alle liste bloccate, cassate, altresì, dalla Consulta: «Chi glielo dice a Grillo — argomenta il sindaco di Firenze — che anche i suoi deputati sono abusivi? Ma te lo immagini quante preferenze prende la deputata 5 stelle che crede alle sirene o quello con il microchip in testa?».
Grillo comunque è arrivato sul fronte dei presunti «abusivi» (Pd, Sel, Cd, Svp) con una settimana di ritardo rispetto al denso articolo del capogruppo Renato Brunetta (FI) pubblicato sul «Foglio». E anche ora Brunetta è un passo avanti perché ha già fatto i conti sulla composizione del Parlamento qualora si verificasse l’amputazione d’ufficio del premio: «La maggioranza calerebbe da 340 seggi a 192, due soli più del centrodestra che passerebbe da 124 a 190». A rimetterci sarebbero il Pd (da 292 a 166), Sel (da 37 a 22), Centro democratico (da 6 a 1) e anche l’Svp (da 5 a 3). Insomma , «si verificherebbe uno «tsunami che toglierebbe il respiro al governo». Ma davanti all’ipotesi estrema evocata da Renzi — i deputati sarebbero tutti abusivi perché la Corte ha bocciato sia il premio di maggioranza sia le liste bloccate — Brunetta risponde con spirito sportivo: «Vorrà dire che i “nominati” sono illegittimi una volta e i “nominati-premiati” illegittimi due volte». Scherzi a parte, il capogruppo di FI ci tiene a ricordare che la questione del premio dato a febbraio 2013 (uguale a quello grazie al quale Prodi ha governato dal 2006 al 2008 e Berlusconi dal 2008 al 2012) è serissima: «Lo ha riconosciuto anche il presidente emerito della Consulta Carlo Alberto Capotosti».
Alla Camera, 617 deputati (tutti tranne gli eletti all’estero e in Val d’Aosta) sono stati proclamati dalle rispettive corti d’appello ma non ancora convalidati. La Giunta delle elezioni presieduta dal grillino Giuseppe D’Ambrosio, che però ha un vice di esperienza come il bersaniano Nico Stumpo, in pratica non potrebbe fare la sua proposta all’Aula fino all’11 febbraio 2014. Quel giorno la Corte costituzionale dovrebbe dire la sua sul conflitto sollevato dalla Regione Friuli Venezia Giulia che si è vista assegnare vista un deputato in meno alle ultime elezioni. «Attendo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza», annuncia D’Ambrosio: «Se la Consulta dovesse dire di sostituire totalmente i 148/150 deputati abusivi allora io rispetterei questa indicazione». Ma poi il presidente grillino lancia un appello, accorato, alla Consulta: «Non si può lasciare la giunta in un buco nero…».
Si vedrà cosa succederà nelle «prossime settimane», il tempo non ancora definito concesso dalla Corte: la Camera correrà a convalidare i 617 deputati ancora «in prova»? Per l’avvocato Gianluigi Pellegrino, che a febbraio aveva presentato un ricorso per tutelare i candidati virtualmente fatti fuori dal Mattarellum, «i 148 “premiati” dovranno lasciare la Camera perché sul premio la sentenza è caducatoria e, dunque, autoapplicativa per quanto riguarda il riparto proporzionale dei seggi. Invece, i “nominati” possono rimanere perché qui la sentenza è additiva e ripristina la preferenza unica. Ma può riguardare solo il futuro».
Dino Martirano


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