Sangue nelle strade a Kiev Cinque morti negli scontri fra regime e filo-europei

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MOSCA — L’era delle grandi manifestazioni pacifiche sembra essere stata sostituita in Ucraina dagli scontri violentissimi che nelle ultime ore hanno provocato almeno tre morti. Un medico che assiste i manifestanti afferma che le persone decedute sono cinque, quattro delle quali colpite da proiettili.
La protesta contro la decisione del presidente Viktor Yanukovich di voltare le spalle all’Europa per stringere un accordo con la Russia e contro le misure che limitano fortemente il diritto a manifestare, ha cambiato volto da domenica scorsa. Gruppi di estremisti si staccano dalla Maidan, la piazza centrale dove il grosso dei dimostranti rimane pacificamente da settimane e affrontano i cordoni di polizia che proteggono i palazzi del potere. Ai lanci di sassi, bottiglie molotov e petardi, le truppe antisommossa (gli ucraini le chiamano Berkut) rispondono con lacrimogeni, proiettili di gomma e cariche di alleggerimento con scudi e manganelli. Secondo i manifestanti, vengono usati anche idranti (con una temperatura vicina ai dieci gradi sotto zero) e bombe assordanti. Poi ci sarebbero degli infiltrati, che gli oppositori hanno catturato e coperto di vernice nera, incaricati di fomentare i disordini. In questo clima, durante una carica della polizia, sono stati trovati due morti, colpiti da pallottole. Un terzo dimostrante è deceduto cadendo dalla balconata dello stadio durante gli scontri. Non è chiaro dove sarebbero state trovate le altre due persone colpite da proiettili.
Per tentare di riportare la situazione sotto controllo, c’è stato ieri un incontro tra Yanukovich e tre dei leader dell’opposizione, l’ex pugile Vitalij Klitschko, l’esponente democratico Arsenij Yatsenyuk e il leader ultra-nazionalista Oleh Tyahnibok. Ma non si è arrivati ad alcun accordo e la situazione sembra più tesa che mai.
Il presidente non appare intenzionato ad ascoltare le richieste che arrivano anche dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti (che hanno revocato il visto a funzionari ucraini e minacciano altre misure). Ha siglato un’intesa con Vladimir Putin che gli garantisce 15 miliardi di dollari di finanziamenti e un prezzo scontato del metano. L’opposizione sembra aver imboccato a sua volta la strada della estrema radicalizzazione. Chiede le dimissioni del governo ed elezioni presidenziali anticipate, misure che Yanukovich, eletto nel 2010 in una consultazione accettata anche dall’Occidente, non intende accogliere. Così i toni salgono e infiammano i giovani nelle strade di Kiev. Klitschko parla del presidente come di un capobanda alla guida dei suoi «sgherri». E minaccia: «Se non ascolterà le nostre richieste, allora passeremo all’offensiva». In serata ha arringato la piazza, dicendo che la polizia si preparava ad attaccare anche i manifestanti pacifici e invitando tutti alla difesa. Dal carcere, Yulia Tymoshenko ha tuonato: «Yanukovich ha cessato di essere presidente ed è diventato un assassino».
Il governo afferma che la polizia antisommossa schierata nelle strade non dispone di armi da fuoco e sostiene che a sparare sarebbero stati gli estremisti. Il primo ministro Mykola Azarov è sotto tiro per la sua intransigenza e non sembra fare nulla per calmare gli animi: «Terroristi dalla piazza hanno catturato dozzine di persone e le hanno picchiate. Dico ufficialmente che questi sono criminali che devono rispondere delle loro azioni», ha affermato riferendosi ai presunti infiltrati bloccati dai dimostranti. Sembra, in sostanza, che nei due campi a prevalere per il momento siano i fautori dello scontro e che i tentativi di trovare un compromesso siano destinati a fallire. Così oggi potrebbe essere una nuova giornata di sangue a Kiev.
Fabrizio Dragosei


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