Ecco il soldato del futuro Ha la corazza di Iron Man

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NEW YORK — Un liquido nell’intercapedine dello scafandro che si solidifica diventando corazza impenetrabile in qualche millisecondo con un impulso magnetico o elettrico; un esoscheletro che aiuta il soldato a sostenere il peso dell’armatura e potenzia i suoi movimenti; e poi riserve d’ossigeno, un sistema di riscaldamento e computer che offrono tutte le informazioni reperibili con le tecnologie della «realtà aumentata» e controllano istante per istante battiti cardiaci, temperatura, livelli di idratazione.
La fantascienza che diventa realtà ormai è un classico: stavolta tocca all’armatura di «Iron Man» per la quale il Pentagono ha emesso già da tempo un bando. Le risposte sono state straordinarie e ieri il Comando per le Operazioni Speciali delle forze armate Usa (Socom) ha comunicato che i primi tre prototipi cominceranno ad essere testati già durante l’estate con l’obiettivo di arrivare a disporre di una versione definitiva e operativa di questo nuovo strumento di protezione dei soldati sul campo di battaglia entro agosto del 2018.
Progetti del genere solitamente sono segretissimi, ma i militari avevano bisogno di idee geniali e di aziende capaci di metterle insieme in un prodotto estremamente complesso. Hanno così lanciato un concorso dando vita a una specie di crowdsourcing tecnopatriottico: all’appello hanno risposto 56 aziende, 16 agenzie governative, 13 università (la corazza liquida arriva dai centri di ricerca del Mit di Boston) e 10 laboratori federali.
Anche Elon Musk — il geniale imprenditore dell’auto elettrica (Tesla), delle astronavi private (SpaceX) e dell’energia solare (Solar City) che ha ispirato il personaggio di Tony Stark nella versione cinematografica della storia di Iron Man , il supereroe dalla Marvel — ha creato un apposito laboratorio nel quale utilizza le tecnologie di movimento artificiale messe a punto dalla Leap Motion, anche se ammette che il suo prototipo lascia ancora molto a desiderare. La verità, però, è che sul progetto pesa un’incognita che non riguarda tanto l’efficacia delle tecnologie più avanzate di visione e protezione né il finanziamento dell’operazione, ma qualcosa di molto più terra terra: le vecchie e care batterie. Lo ha spiegato lo stesso capo del Socom, l’ammiraglio William McRaven: il Talos (acronimo che sta per «Tactical Assault Light Operator Suit»), con la sua capacità di protezione balistica totale, rivoluzionerà il concetto stesso di sopravvivenza dei soldati sul campo di battaglia. Ma l’armatura, coi suoi computer, i sistemi di riscaldamento e raffreddamento, lo scheletro meccanico, assorbirà enormi quantità di energia.
Servono, quindi, batterie molto potenti. Quelle oggi disponibili, pur con tutti gli sforzi di innovazione che sono stati fatti, o durano poco o pesano troppo: lo stesso problema di cui soffrono i telefonini, le auto elettriche, i computer portatili. E le batterie di nuova tecnologia più potenti e leggere tendono a surriscaldarsi e ad andare a fuoco, come ha imparato a sue spese la Boeing che ha dovuto tenere a lungo a terra i suoi nuovissimi 787.
Ma il Pentagono non si perde d’animo e McRaven è pronto o organizzare perfino delle «fiere delle idee», raduni di giovani inventori, per trovare le soluzioni.
Massimo Gaggi


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