Lega, pienone in piazza per i secessionisti veneti

Lega, pienone in piazza per i secessionisti veneti

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VERONA — «La libertà non si mette in discussione, la libertà non si processa». L’ira e la commozione leghiste invadono il cuore di Verona. La manifestazione in solidarietà dei 24 venetisti arrestati dalla Procura di Brescia con le accuse di terrorismo ed eversione fornisce al Carroccio una spinta vistosa. E al termine, l’umore è euforico per l’unità ritrovata. Matteo Salvini, il segretario leghista, lancia la promessa che è anche, quasi, un ultimatum: «Gli arrestati, che magari in questo momento condividono un pasto forse con uno spacciatore marocchino, torneranno a essere uomini e donne libere: questo è il nostro impegno». Salvini aggiunge anche una data: «Il 25 aprile è la festa della Liberazione ma è anche la festa di San Marco. E noi saremo nelle piazze di ogni Comune e valle del Veneto». Ma se per quella data gli indipendentisti non saranno fuori dal carcere, andremo là noi: manifesteremo di fronte a ogni galera in cui sono stati rinchiusi».
La manifestazione inizia con Salvini che chiama sul palco bambine e bambini figli di militanti: «Questi sono i nostri pericolosi terroristi. Terroristi di terza elementare. Perché questa manifestazione è per loro. Per la loro libertà futura».
I timori della vigilia sono fugati: la piazza dei Signori è piena. E Salvini ha vinto la sua scommessa. La mossa del segretario leghista, il convocare la manifestazione in solidarietà dei 24 arrestati, poteva rivelarsi una buccia di banana. Una scarsa partecipazione e magari qualche polemica da parte degli indipendentisti più intransigenti avrebbe potuto offuscare l’iniziativa. Perché il paradosso, ma fino a un certo punto, è che i leghisti si sono mobilitati in solidarietà di forze politiche e militanti che spesso accusano la Lega, come minimo, di essersi venduta il sogno indipendentista in cambio delle confortevoli poltrone di governo nello scorso decennio.
Ma, appunto, la ripresa dei consensi per la Lega di cui parlano i sondaggi si è trasformata anche in mobilitazione. E il Carroccio può certificare la riconquista delle piazze che nei giorni belli furono loro. Un buon auspicio per le Europee e le amministrative. La piazza è piena di striscioni anche estrosi («Chiavegato come Mandela, Rocchetta come Martin Luther King»), i giovani padani continuano ad accendere fumogeni rossi e gialli (come la bandiera veneta), arriva un gran cannone montato su una carriola con delle baguette al posto delle munizioni.
Sul palco, orlato da un gigantesco striscione («Patrioti veneti liberi») salgono i parenti degli arrestati. E anche Umberto Bossi, con occhialini da sole: «Donne e uomini delle colonie padane, non hanno messo in carcere qualche veneto ma il popolo veneto. È incredibile. Ma devono stare attenti. Noi oggi siamo qui perché volevamo venire ad abbracciarvi: perché il Veneto ha risvegliato la Padania». Flavio Tosi (che probabilmente sarà il capogruppo alle Europee) è fiammeggiante: «Queste persone sono state arrestate per avere una opinione. È pazzesco: i veri delinquenti sono per le strade, e lo Stato ne vuole liberare a migliaia con l’indulto. Uno Stato normale non arresta le persone perché hanno idee diverse da quelle del potere costituito. Questo è vergognoso». Poi, se la prende con gli ispettori del lavoro che ieri hanno passato al setaccio gli stand del Vinitaly: «Sono andati a rompere i coglioni a chi lavora per sbarcare il lunario». Luca Zaia, il governatore, indica il Tricolore che sventola fuori dalla Prefettura: «È un peccato che non ci sia la bandiera del Veneto. È grave. Non è una bandiera di terroristi ma di 1100 anni di storia conosciuta in tutto il mondo. Deve essere chiaro che l’indipendenza non è un fatto di partito ma di popolo».
Il gran finale è per Matteo Salvini: «Forse questi arresti sono stati fatti per farci saltare i nervi. Ma noi sorridiamo. Perché ci hanno fatto un regalo: ci hanno ricordato che siamo una comunità, che non ci sono gli orticelli. Ma noi siamo pacifici, anche se non fessi. E se verrà toccato qualcun altro sarà come se ci avessero toccato tutti». Il nuovo corso leghista è comunque lontanissimo dalle battute contro i «terun»: Salvini non dimentica un pensiero anche per «la gente del Sud tenuta in ostaggio da 70 anni da chi vuole solo i loro voti».
Marco Cremonesi


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