Bufera su Lunardi: “Ora si dimetta”

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ROMA – La Procura di Perugia ha acquisito l’intervista di “Repubblica” con l’ex ministro Pietro Lunardi. E ha chiesto la registrazione della lunga telefonata (oltre un’ora) alla base dell’articolo di domenica scorsa. I tre procuratori dell’inchiesta sulla Protezione civile in queste ore hanno deciso di mettere a fuoco i comportamenti dell’ingegner Lunardi che, oggi senatore del Pdl, dal 2001 al 2006 guidò il ministero delle Infrastrutture dei governi Berlusconi. I pm vogliono capire se ci sono stati passaggi di denaro o di altre utilità  con l’imprenditore Diego Anemone e a Lunardi chiederanno notizie rispetto ad alcuni appalti pubblici.

Nell’intervista di domenica l’ingegnere prestato alla politica aveva raccontato con sorprendente linearità  i suoi rapporti con Anemone, le magioni personali ristrutturate «a prezzo di costo», gli affitti gratis nei palazzi di proprietà  del Vaticano, i favori fatti e ricevuti «come persona, non come ministro». Quindi, ha attaccato l’ex ministro Claudio Scajola e il sottosegretario alla Protezione civile, Guido Bertolaso: «Hanno fatto cose scorrette, pagheranno le conseguenze». Ieri, con una mail a “Repubblica”, Lunardi ha confermato il contenuto dell’intervista e ha voluto sottolineare: «Il signor Balducci mi fece unicamente la cortesia di segnalarmi alcune occasioni immobiliari e con il signor Anemone intercorsero rapporti di carattere assolutamente privato in momenti non sospetti».

È stata la stessa maggioranza, però, a definire le parole di Lunardi «agghiaccianti». Il portavoce nazionale della Giovane Italia, Giovanni Donzelli, ha detto: «Utilizzare il proprio ruolo pubblico per fare favori a privati e ottenere in cambio altri favori di utilità  personale è la negazione della politica. Una disinvoltura inaccettabile. Noi del Pdl non chiediamo i voti agli italiani per fare favori e ricevere benefici personali». Gianmario Mariniello, direttore di Generazione Italia, associazione vicina ai finiani, è andato oltre: «Abbiamo il rammarico, dopo esserci tanto impegnati per la nascita del Pdl, di trovarci nello stesso partito in cui c’è gente che ragiona come Pietro Lunardi. In Inghilterra e negli Stati Uniti dopo un’intervista del genere uno come Lunardi verrebbe costretto, dal suo stesso partito, a rassegnare le dimissioni da parlamentare».
Dura l’opposizione. «Quelle parole fanno emergere un quadro torbido di gestione della cosa pubblica», ha sostenuto Donatella Ferranti, capogruppo della Commissione giustizia alla Camera, «negli anni in cui Lunardi è stato ministro l’imprenditore Anemone ha ottenuto importanti appalti tra cui quelli delle carceri sarde, dopo cinque anni non ancora conclusi». Ha insistito sulle dimissioni Pina Picierno, deputata Pd. E il presidente dei senatori dell’Udc, Giampiero D’Alia, ha definito raccapricciante «questa descrizione di un mondo sotterraneo che muove affari pubblici e privati». 


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