“Oltre la vulnerabilità “: 2.047 i beneficiari del progetto Caritas-Astalli

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ROMA – Favorire l’inserimento socio-economico dei titolari di protezione internazionale appartenenti alle categorie vulnerabili, attraverso micro-progetti integrati e personalizzati: questo l’obiettivo dl progetto “Oltre la vulnerabilità “, realizzato dalla cooperativa Roma Solidarietà , ente gestore promosso dalla Caritas Diocesana di Roma in partenariato con il Centro Astalli, con il contributo del Fondo europeo rifugiati. I risultati del progetto sono stati presentati questa mattina a Roma, presso la sede della provincia, a pochi giorni dalla giornata mondiale dei rifugiati.

Cinque le aree di intervento in cui il progetto si è articolato: lavoro, casa, salute, istruzione-formazione, cultura. Trasversalmente a tutte queste aree, si è realizzata una fase iniziale di ascolto e orientamento, attraverso colloqui finalizzati a individuare le esigenze di ogni singolo destinatario e avviar e così un percorso individualizzato.

Il progetto, che si proponeva di intercettare 1.500 beneficiari, ne ha di fatto coinvolti 2.047: precisamente nella fase di ascolto, che poi sono stati indirizzati alle diverse aree: 292 all’azione1-Lavoro, 100 all’Azione2-Casa, 73 all’Azione3-Salute, 173 all’Azione4-Istruzione e 56 all’Azione5-Cultura. Altri 31 utenti sono stati indirizzati all’attività  di consulenza legale.

Nell’ambito di questi percorsi, sono stati erogati complessivamente 174 contributi economici, destinati a 134 persone, tra adulti titolari di protezione internazionale e minori non accompagnati. Questi erano infatti i beneficiari del progetto, che in base alle regole del Fondo europeo per i rifugiati non comprende i richiedenti asilo. Complessivamente, il progetto ha ricevuto un contributo di 354.000 euro.

“Questo progetto ha messo in evidenza un problema molto grave: quello delle persone che fuggono perché perseguitate: queste persone ci ricordano il quotidiano impegno per la giustizia”, ha commentato Enrico Feroci, nuovo direttore della Caritas diocesana di Roma. “Abbiamo dimostrato che con 354 mila euro si riesce a dare un contributo importante, visto che abbiamo realizzato 500 interventi individualizzati – ha detto Le Quyen Ngo Dinh, coordinatrice del progetto – In alcuni momenti, è stato quasi un thriller, ma siamo sopravvissuti e saremmo disposti a rifarlo”.

“Il Fondo europeo per i rifugiati, che ha finanziato questo intervento, ha delle regole rigide – ha detto Angelo Carbone, viceprefetto e responsabile della Direzione centrale dei servizi civili per l’immigrazione e l’asilo del ministero dell’Interno. “Questo fondo – ha spiegato – non finanzia azioni dirette, che sono responsabilità  dei singoli stati membri, ma azioni di supporto a queste. L’Italia, con audacia e flessibilità , ha in realtà  utilizzato questo fondo per costruire tutto il suo sistema di asilo, sfociato nella legge 189 del 2002. Attualmente, gli Stati membri stanno valutando la possibilità  di modificare queste norme così rigide. In particolare, la Spagna ha proposto che siano i singoli Stati a stabilire le regole. E’ un auspicio, speriamo nel futuro”. (cl)

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