Una sentenza espelle gli Ogm dai campi

Una sentenza espelle gli Ogm dai campi

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ROMA — Il mais che tiene lontano la farfallina piralide, il parassita più temibile per questa pianta, non potrà essere coltivato in Italia. Il divieto già esisteva in virtù di un decreto interministeriale dello scorso agosto. Giorgio Fidenato, agricoltore friulano favorevole agli Ogm, gli organismi vegetali geneticamente modificati, aveva presentato ricorso. E ieri il Tar del Lazio ha dato ragione ai tre ministeri (Agricoltura, Ambiente e Salute).
Stop confermato. Il Mon810, nome dei semi prodotti dall’azienda Monsanto, capaci di resistere dopo lo sviluppo alle aggressioni degli insetti e dunque più redditizi sul piano della raccolta, devono restare fuori dai campi. Le associazioni che vedono l’agricoltura tradizionale come l’unica sostenibile nel nostro Paese dicono di vivere un momento storico.
Maurizio Martina (ministro Politiche agricole) sintetizza: «Sono confermate le ragioni del nostro decreto, ottima notizia». Beatrice Lorenzin (Salute) sottolinea: «È stata messa in evidenza la correttezza dal punto di vista amministrativo e scientifico dell’azione intrapresa a tutela dei diritti dei cittadini». Ma il sottosegretario agli Esteri Benedetto Dalla Vedova mette in guardia: «Il bando non può essere per sempre. Sarebbe un errore fare dell’Italia un Paese Ogm free . Pensiamo alla ricerca».
La Cia, la confederazione italiana agricoltori, invoca azioni ancora più incisive: «Non è una posizione ideologica, con gli Ogm non saremmo competitivi». Non la pensano così Giorgio Fidenato e Silvano Dalla Libera che, in tempi e con modalità diverse, hanno coltivato e raccolto le contestate pannocchie in Friuli-Venezia Giulia. Fidenato nel 2013 è stato assolto nel processo penale per aver violato una legge del 2001 e aver seminato senza autorizzazioni ministeriali. Dalla Libera invece aveva coltivato dopo una sentenza favorevole del Consiglio di Stato.
Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, esulta: «Una grande vittoria per la nostra agricoltura di qualità. Sono state evidenziate le conseguenze potenzialmente negative di contaminazione per l’ambiente». Secondo Ermete Realacci, presidente Commissione ambiente della Camera, il ricorso era pretestuoso: «Il futuro non è legato agli organismi transgenici, ma alla qualità, al territorio e alla tracciabilità dei nostri prodotti».
Si contano anche i delusi. «Vietano gli Ogm però poi i giudici scrivono che possono essere importati. Il Tar deve mettersi d’accordo con se stesso», commenta Roberto Defez, dell’istituto Bioscienze e Biorisorse del Cnr.
Margherita De Bac



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