Maserati, Marchionne in retromarcia
Visita a sorpresa di Sergio Marchionne alla Maserati di Grugliasco, ma i posti erano strettamente riservati. L’amministratore delegato del gruppo Fiat Chrysler si è recato ieri allo stabilimento che costruisce le auto di lusso, per incontrare i lavoratori dopo le polemiche e gli scontri della settimana scorsa: gli iscritti a tutte le sigle, a eccezione però di quelli Fiom.
La riunione con i responsabili di reparto e i delegati è stata convocata dai dirigenti della fabbrica intorno alle 11 per le 13,15. Senza alcun preavviso, all’incontro si è presentato Marchionne che ha chiesto di avere chiarimenti sui malumori e sulle proteste dei giorni scorsi. L’ad ha chiesto che i delegati raccontassero quali fossero i problemi e ha poi domandato a tutti i presenti se credessero nel progetto avviato alla Maserati. Avendo avuto risposta positiva, il manager ha annunciato che da settembre a Grugliasco partiranno i 12 turni e che i 500 trasferimenti ci saranno. Una chiara retromarcia, rispetto alla decisione della settimana scorsa.
Rientra quindi la ritorsione (o “rappresaglia”, come l’aveva definita la Fiom), determinata qualche giorno fa in risposta allo sciopero di un’ora indetto dal sindacato di Maurizio Landini e a quello degli straordinari proclamato dai “sindacati del sì” per il contratto: la Fiat aveva deciso di bloccare il trasferimento di 500 delegati in cassa da Mirafiori a Grugliasco, di sospendere lo schema dei 12 turni concordato con Fim-Uilm-Fismic-Ugl e di congelare il ricorso agli straordinari in tutta Italia. Annuncio che aveva provocato una forte critica da parte dei metalmeccanici Cgil, ma anche dal compatto fronte del “sì”.
Nella riunione di ieri si è parlato anche del contratto. Marchionne – hanno riferito i delegati presenti alla riunione – si è detto disponibile a concedere l’aumento contrattuale, ma vorrebbe darlo solo a chi lavora (probabile che questa formula designi la volontà di legare strettamente il rinnovo alla produttività). «Meglio qualcosa in meno ma a tutti», hanno replicato dal canto loro le Rsa.
E sembra che il “blitz” marchionniano di ieri possa in effetti essere determinante per sbloccare il contratto: la Fim come la Fismic chiedono ora che si torni a trattare, notando che bloccare i 500 avrebbe non solo danneggiato gli operai – costretti a restare in cassa invece di riprendere a lavorare a pieno regime – ma la stessa produzione, in una fase di ordini sostenuti per la Maserati.
Claudio Chiarle, segretario Fim Cisl di Torino, dice che adesso «sulla base di un piano di investimenti completo si può pensare di chiudere anche il contratto, ragionando in prospettiva di regole e salario legato alla produttività per obiettivi. In questo senso – conclude – la disputa “per pochi intimi” su 250 o 260 euro di una tantum è secondaria».
E se con i “sindacati del sì” tutto sembra sulla via della soluzione, si inasprisce invece il conflitto con la Fiom: «Marchionne ha perso l’occasione di dimostrare di essere l’amministratore delegato di tutto il gruppo e di tutti i lavoratori, scegliendo di discutere con una parte delle Rsa», protesta Michele De Palma, responsabile Fiat della Fiom. «Lo sciopero è stato proclamato perché ci è stato impedito di fare l’assemblea. Quindi Marchionne avrebbe dovuto chiedere spiegazione ai delegati che l’hanno indetto, e non incontrare solo una parte».
La segretaria Cgil, Susanna Camusso, commenta invece la retromarcia dell’ad: «È positivo che si sia sbloccato il trasferimento dei 500 dipendenti – dice – La scelta conferma l’aumento dei volumi di produzione della Maserati ma soprattutto sgombra il campo da una dichiarazione che ci era sembrata volutamente ritorsiva».
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