Imputato uomo, il pianeta ti chiede i danni

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Emergenza clima: cosa dice, nel dettaglio, il rapporto dell’Ipcc. Nessun dubbio: il riscaldamento globale è per il 90% colpa dell’uomo e delle sua attività

(Vita, n.8/07, 3 marzo 2007)

di Vincenzo Ferrara *

Ne hanno parlato tutti i giornali. L’allarme sui cambiamenti climatici lanciato a Parigi dalla decima sessione plenaria del Working Group 1 di Ipcc – Intergovernmental Panel on Climate Change è senza precedenti. Vediamo i punti scientifici principali che supportano questo allarme.

Atmosfera satura
Le concentrazioni atmosferiche attuali di anidride carbonica (380 ppm) e degli altri gas serra sono le più alte mai verificatesi negli ultimi 650mila anni durante i quali il massimo valore di anidride carbonica atmosferica si era sempre mantenuto inferiore a 290 ppm. L’aumento dell’anidride carbonica atmosferica, che è passata negli ultimi 200 anni circa da 280 a 380 ppm con un incremento di oltre il 35%, è causato dallo squilibrio complessivo tra emissioni globali di anidride carbonica provenienti dalle attività umane ed assorbimenti globali naturali da parte del suolo degli oceani e degli ecosistemi terrestri e marini. A partire dal 1750, l’aumento dei gas serra in atmosfera non è naturale, ma deriva dalle emissioni di combustibili fossili, dall’agricoltura e dai cambiamenti di uso del suolo.

Umano troppo umano
Il bilancio complessivo netto mostra che vi è stato un incremento dell’effetto serra naturale di circa 1,6 watt/m2. Poiché su questo bilancio ha influito un effetto raffreddante degli aerosol, il riscaldamento climatico dovuto alle attività umane, senza tale attenuazione, sarebbe stato addirittura doppio. La conclusione che Ipcc riporta nel sommario per i decisori politici è che il riscaldamento climatico in atto, e che parte dal 1750, è causato almeno al 90% dalle attività umane, dal momento che l’effetto di riscaldamento climatico dovuto all’attività solare è pressoché trascurabile.

Gli indicatori
L’effetto serra aggiuntivo causato dalle attività umane è stato osservato e misurato nei numerosi parametri che sono gli indicatori sperimentali dello stato del clima e della sua evoluzione, quali ad esempio: la temperatura media del pianeta (che è aumentata), le precipitazioni (che hanno cambiato caratteristiche), la temperatura e l’acidificazione degli oceani (che sono aumentate), i ghiacci polari e quelli delle medie latitudini (che sono in forte diminuzione), ecc. In particolare la temperatura media globale è aumentata di 0,74°C dal 1906 al 2005. Ma mentre nei decenni passati aumentava ad un tasso medio inferiore a 0,06°C per decennio, negli ultimi 50 anni è, invece, aumentata al tasso di 0,13°C per decennio e più recentemente ha raggiunto il tasso di circa 0,25°C per decennio.

La temperatura media del mare è aumentata fino a circa 3mila metri di profondità, molto più sensibilmente in superficie e molto meno negli strati più profondi . Inoltre, è aumentata l’intensità degli eventi estremi come i cicloni tropicali (uragani e tifoni), le tempeste tropicali ed extratropicali, le alluvioni e le siccità, le ondate di caldo e di freddo, ecc.

La conclusione che trae Ipcc nel sommario per i decisori politici è che il riscaldamento climatico, misurato dalle osservazioni sperimentali di temperatura, precipitazioni, fusione dei ghiacci, livello del mare, ecc, è al 95% inequivocabilmente collegato all’aumento dell’effetto serra naturale dalle attività umane e all’aumento delle concentrazioni atmosferiche di gas serra. E per il futuro delinea scenari tutt’altro che rassicuranti.

Il grande caldo
La temperatura media globale al 2100 potrà andare da un minimo di 1,1°C ad un massimo di 6,4°C. Negli scenari minimali, che vengono considerati piuttosto improbabili , l’aumento di temperatura media globale potrà situarsi, alla fine di questo secolo, attorno ai 2°C e più precisamente nell’intervallo compreso tra 1,5 e 2,8 °C. Negli scenari massimali l’aumento della temperatura media globale raggiungerebbe e supererebbe i 5°C e comunque in un intervallo compreso tra 4,5°C e 6,4°C. L’ipotesi più probabile, secondo Ipcc, appare quella secondo cui l’aumento della temperatura media globale sarà compreso fra 0,6 e 0,7°C al 2030 e raggiungerà circa 3°C o poco più nel 2100, e comunque una temperatura inferiore a 4,5°C.

Onde anomale
Al 2100 il livello del mare aumenterà tra 19 e 58 cm e più probabilmente tra i 28 e i 43 cm. In questi scenari non sono, però, stati inclusi i processi dinamici di fusione non lineare dei ghiacci artici ed antartici. Se la velocità del riscaldamento climatico è molto elevata (cioè superiore ai 4,5°C per secolo degli scenari massimali), i ghiacci della Groenlandia e quelli della parte occidentale dell’Antartide potrebbero subire accelerati ed improvvisi processi di fusione o addirittura collassare. In tal caso, l’innalzamento del livello del mare potrebbe arrivare perfino a 7 metri: un innalzamento, questo, che potrà avvenire, però, solo nei secoli successivi al 2100.

Ghiaccio addio
Con questi scenari di possibile evoluzione futura del clima, si può desumere che la calotta polare artica (quella formata dai ghiacci galleggianti) potrebbe, nel 2100, scomparire durante i mesi estivi o ridursi del 90% rispetto alla estensione attuale. Drastiche riduzioni si avrebbero anche per i ghiacciai delle catene montuose poste alle medie e basse latitudini. Ma si può anche desumere che gli estremi climatici quali le ondate di calore, le precipitazioni intense ed alluvionali delle medie ed alte latitudini, prolungati periodi di siccità alle medie e basse latitudini, diventeranno sempre più frequenti ed intensi.

* climatologo Enea e coordinatore
Conferenza nazionale sul clima 2007

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