“Concorrenza, bene le modifiche alla Carta”

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ROMA – L’Italia ha bisogno di «massicce dosi di concorrenza». Il presidente dell’Autorità  Garante della concorrenza e del mercato, Antonio Catricalà , nel corso della relazione annuale, sferza il Paese, chiede al Parlamento di accelerare sulla strada delle nuove norme e apre alle modifiche annunciate dal governo sugli articoli 41 e 118 della Costituzione. Articoli che, secondo Catricalà , vanno aggiornati per favorire una maggiore libertà  di impresa. Nel mirino dell’Antitrust, a vent’anni dalla sua istituzione, sono entrati settori trainanti dell’economia e della finanza nazionale che in molti casi hanno gonfiato il conto presentato ogni anno alle famiglie: l’occhio va a banche e assicurazioni, trasporti ed energia, ma anche Poste e sanità  pubblica, un comparto che per Catricalà , «non deve essere più considerato un albero della cuccagna».

Il presidente della Camera, Gianfranco Fini ha aperto la relazione e affrontato il tema delle «giuste risposte alla crisi», che vanno ricercate «nell’economia sociale di mercato». Subito dopo il presidente dell’Authority ha affrontato i nodi della concorrenza e parlato dei «costi degli input produttivi» che sono «i più alti della media europea: 28% in più per l’energia elettrica, 6% in più per i fidi, 100% per la Rc auto».
Ed ecco i comparti più problematici per la nostra economia: banche e assicurazioni soffrono di un deficit di immagine dopo «episodi come quello delle commissioni di massimo scoperto». Catricalà  sottolinea però la tenuta del mondo bancario in tempi di crisi: «Le banche italiane si sono dimostrate più solide di quelle di altri Paesi. Tuttavia, all’indubbia qualità  si associa una perdurante debolezza degli stimoli competitivi».
«Dal lato dell’offerta – spiega ancora – l’intensità  degli intrecci tra imprese concorrenti costituisce una peculiarità  che frena le spinte concorrenziali. Nel settore finanziario sono ancora troppo frequenti le ipotesi di controllo di fatto dissimulato da partecipazioni di minoranza». Un passaggio che viene ampliato di lì a poco, quando il dito del presidente punta ancora una volta in direzione di Mediobanca-Generali, della presenza (prossima al 14%) di Piazzetta Cuccia nel Leone: anche se non ci sono «strumenti per chiedere una diminuzione della partecipazione, degli effetti positivi potrebbero arrivare solo da una riduzione consistente della quota, tale da far cadere il sospetto di controllo di fatto di Mediobanca su Generali».
Gli altri temi sul campo sono la Rc auto («i premi continuano a salire secondo dinamiche non chiare») e i trasporti («ferrovie, aeroporti e autostrade sono chiusi alla concorrenza»). Il Garante guarda anche agli sportelli postali e alla liberalizzazione mentre non sono mancati dei passaggi riservati a energia, tlc e al ritardo nello sviluppo di reti per la banda larga. Le risposte dei settori nel mirino non si sono fatte attendere: «L’Antitrust ha riconosciuto che le banche hanno affrontato e risolto molti problemi», replica il presidente dell’Abi Corrado Faissola, mentre per l’ad di Telecom Italia, Franco Bernabè, serve «l’intervento di un soggetto pubblico e deve essere garantita la redditività  degli investimenti». Il presidente di Assaeroporti Fabrizio Palenzona, conferma la volontà  di fare investimenti «purché correlati alla durata delle concessioni». E per Mauro Moretti, ad di Fs, «la strigliata dell’Antitrust si riferiva al trasporto pubblico regionale, settore dove recenti interventi normativi hanno di fatto rinviato sine die l’avvio delle gare».


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