Predoni e falsari del nuovo Egitto

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IL CAIRO – La polizia è tornata a difendere i siti archeologici egiziani. Ma le antichità  sono ancora in pericolo. Dal 28 gennaio i grandi musei del Cairo (egizio, islamico e copto), il museo greco-romano di Alessandria e i siti archeologici di Giza, Sakkara e Asswan hanno subito attacchi indiscriminati. Le ultime stime, fornite dal direttore del museo egizio, Tarek El Awady, parlano di almeno 70 milioni di euro di danni e di 54 pezzi rubati dal solo museo egizio. Mentre sono state ritrovate dall’esercito le due statue trafugate, il 21 marzo, dal tempio di Amenotep III a Luxor. Zahi Hawas, la cui autonomia di azione era diventata assoluta negli ultimi anni di presidenza Mubarak, non è stato ancora sostituito al Ministero delle Antichità . E restano da definire i poteri in merito alla salvaguardia del patrimonio del nuovo Ministro della cultura, Emad Abu-Ghazi. Proprio questo vuoto politico mette ancora a rischio il patrimonio egiziano. Secondo molti archeologi, aggressioni e trafugamenti di pezzi di valore rientrano in una strategia precisa di ladri professionisti. Oppure sono riconducibili a furti isolati operati dai guardiani, incaricati della sicurezza in assenza di polizia. Ma la verità  è ancora lontana. A nuove sparizioni fanno seguito decine di denunce di ritrovamenti. Nelle ultime settimane, un prezioso scarabeo è stato rinvenuto nel giardino del museo egizio, mentre una statua di Akenaton è stata ritrovata per strada da un ragazzo e consegnata all’esercito. Invece oggetti gettati nel Nilo e altri recapitati presso la sede del quotidiano Al Ahram sono stati dichiarati falsi. E così, finora, la strategia di Hawas è stata di negare il trafugamento dei beni e, di fronte all’evidenza, di minimizzare sulla qualità  degli oggetti rubati. Dopo le sue dimissioni, Hawas è stato accusato da archeologi, avvocati e attivisti di non aver accettato l’aiuto dell’Unesco, di aver favorito il traffico di beni in favore della famiglia Mubarak e negato la scomparsa di 1578 reperti a Tel Basta, nel Delta del Nilo, sostituiti con pezzi falsi. Secondo Maher Hassan, giornalista di Masry Al Youm, responsabile della pagina cultura e patrimonio, «Nel giorno della battaglia dei cammelli i ladri sono saliti sulle mura alle spalle del museo, hanno rotto le finestre e sono passati attraverso una presa d’aria calandosi con corde dal soffitto. Io credo si tratti di ladri specializzati. L’Egitto è pieno di tombaroli. Non mi stupirei se fossero gli stessi che hanno trafugato il quadro di Van Gogh qualche mese fa». Negli ultimi giorni del suo mandato, Hawas è apparso più volte in lacrime. Aveva dovuto affrontare varie ondate di scioperi dei lavoratori del settore archeologico e le proteste degli impiegati nei servizi di antichità , scesi in piazza contro disoccupazione, precarietà  e bassi salari. In assenza di polizia, Hawas aveva chiesto ai giovani rivoluzionari, attraverso la sua pagina Facebook, di partecipare a una campagna massiccia di protezione dei beni archeologici. Nel frattempo, a Giza, ladri si impadronivano di una serie di statuette di valore inestimabile. Mentre alcuni archeologi tedeschi riuscivano a fermare i saccheggiatori del colosso del re Ramses II a Asswan. E proprio nei siti di Sakkara, Giza e Asswan, i ladri hanno trafugato beni dai magazzini, oltre ai 200 reperti che sarebbero stati rubati e sostituiti con falsi nel deposito di Kom Owashim, nell’oasi di Fayoum. I trafficanti di beni archeologici in Egitto godono di una rete di relazioni che permetterebbe loro di vendere questi oggetti a collezionisti privati. Mentre sarebbe ancora più semplice disporre di beni non inventariati. E anche sulle accuse mosse alla famiglia dell’ex presidente egiziano, Maher non ha dubbi: «Suzanne Mubarak aveva nelle sue disponibilità  oggetti di molti musei egiziani durante tutta la presidenza del marito». Sulla moglie di Mubarak pendono gravi accuse di corruzione nella gestione dei fondi esteri per la Biblioteca Alessandrina e di aver ordinato il furto de I papaveri di Van Gogh. Mentre l’esercito lascia le strade del Cairo, l’immenso patrimonio archeologico egiziano continua a subire quotidianamente, nel vuoto di potere e sicurezza, l’attacco di falsari e ladri professionisti.


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