Così gli 007 inglesi hanno fatto fuggire il «maestro degli intrighi» di Tripoli

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LONDRA— Ha preparato la fuga assieme agli 007 britannici che conosce molto bene. Con loro in questi anni ha avuto modo di scambiare un bel po’ di informazioni. Faceva comodo alle spie inglesi ascoltare la voce di «una figura chiave del regime» e faceva comodo alle spie libiche mettersi attorno a un tavolo e tenere aperto un ponte con Londra. Per l’ex capo dei servizi segreti e ministro degli esteri libico in carica, Moussa Koussa, classe 1948, è stato gioco forza affidarsi agli «interlocutori» di Vauxhall, la zona sud di Londra che ospita sul Tamigi il quartiere generale dell’MI6. Un tradimento pianificato alla perfezione proprio in coincidenza di trattativa che si è aperta, sempre a Londra, fra un consigliere (Mohammed Ismail) del figlio di Gheddafi (Said) e rappresentanti del governo di sua maestà . Il regime è al collasso, perde pezzi importanti e cerca una «exit strategy» . La defezione era pronta da giorni. Venerdì, Moussa Koussa ha conversato al telefono con William Hague, il tory che guida il Foreign Office. Di sicuro, non è stata quella l’occasione per confermarsi l’appuntamento sotto il Big Ben. «I telefoni a Tripoli sono controllati e non era il caso» ha scherzato il numero uno della politica estera nel Regno Unito. Ma entrambi sapevano. Magari qualche frase in codice se la sono pure detta. Da lì a poco, Moussa Koussa ha preso il figlio, ha superato i confini con la Tunisia, si è consegnato ed è salito su un aereo degli agenti dell’MI6. Un colpo perfetto. «Il segno che il potere di Gheddafi si sta sbriciolando» ha commentato David Cameron. E adesso, dalla notte di mercoledì, «il maestro del terrore» , così lo chiamavano, è nelle mani di Londra. In una casa superblindata, con alcuni familiari, in compagnia degli 007 inglesi, sta negoziando il suo futuro. «Vi assicuro che non è stata garantita alcuna immunità » ha precisato William Hague. Ma avere la possibilità  di interrogare un uomo che conosce alla perfezione il colonnello Gheddafi, gli ingranaggi della dittatura, le trame internazionali di cui si sono resi responsabili i servizi segreti libici, i rapporti che hanno avuto negli anni Ottanta con le organizzazioni terroristiche, è come essersi aggiudicato il biglietto vincente di una lotteria ultramiliardaria. E forse ancora di più. La parabola e la storia di Moussa Koussa nascono e finiscono a Londra ma passano anche da Parigi e da Roma. Un network impressionante di «contatti di lavoro» . Nella capitale britannica, dopo la laurea in sociologia, arrivò nel 1980 come ambasciatore ma ne fu espulso perché, per sua stessa ammissione aveva approvato l’eliminazione di due oppositori del regime residenti nel Regno Unito. «Il comitato rivoluzionario l’ha deciso e io ho dato l’ok definitivo» rivelò al Times. E così fu cacciato. Rientrato a Tripoli, divenne capo dell’intelligence libica: dalla sua scrivania sono transitati gli ordini di complotti e attentati, a cominciare da Lockerbie, la bomba sull’aereo della Pan Am. Pur con un curriculum del genere, Moussa Koussa ha saputo gestire anche il disgelo con l’Occidente. Fu lui, con il beneplacito di Gheddafi, a rivelare i piani per le armi di distruzione di massa di cui il regime si stava dotando. Un «regalo» alla Cia e all’-MI6 per rompere l’embargo contro la Libia. Fra il 2001 e il 2005 le sue missioni a Londra sono state numerose. I contatti con gli 007 americani e britannici assidui. È stato il regista del rilascio di Abdel al-Megrahi, l’ex agente libico detenuto in Scozia proprio per la bomba sull’aereo Pan Am. Spietato, abile, capace di servire Gheddafi per oltre trent’anni, l’ultima missione è stata quella di affiancare il dittatore come ministro degli esteri. Nella telefonata, quella di venerdì scorso, fra le pieghe delle sue mezze parole Moussa Koussa si era mostrato con William Hague «stremato e scontento» . I tempi della defezione erano pronti. E il piano è scattato. Nel frattempo Londra negoziava con il figlio del colonnello. Forse è cominciata la fine del regime.


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