Mediatrade, il pm chiede il giudizio «Il premier agì da socio occulto»

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MILANO— Stavolta il presidente del Consiglio non si è presentato al settimo piano del Palazzo di Giustizia di Milano. Impegnato in Tunisia per la questione degli immigrati che lasciano disperati le coste dell’Africa per approdare sulle coste italiane, ha evitato di sentire con le proprie orecchie i pm ribadire per lui, per suo figlio Pier Silvio e il presidente di Mediaset, l’amico di vecchia data Fedele Confalonieri, e altre nove persone la richiesta di rinvio a giudizio per il caso Mediatrade. La prevista assenza di Berlusconi — il quale tramite i suoi legali non ha fatto valere il legittimo impedimento consentendo di celebrare l’udienza — non ha favorito la presenza dei sostenitori del premier, quelli che una settimana fa non hanno mancato, di fronte alle telecamere schierate per l’occasione, di manifestare tutto il loro affetto e la loro solidarietà  dopo che il suo arrivo era stato preannunciato dal tam tam mediatico. Aperta l’udienza, i sostituti procuratori Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro hanno chiesto il rinvio a giudizio dei dodici imputati. Silvio Berlusconi, secondo loro, è stato «socio occulto» di Farouk «Frank» Agrama, l’ottantenne produttore statunitense fulcro dell’inchiesta sulla compravendita di diritti tv Mediaset/Mediatrade anche quando era presidente del Consiglio. Fino al 2001, ha sostenuto De Pasquale, il sistema di compravendita dei diritti avrebbe avuto come mediatore Carlo Bernasconi, scomparso in quell’anno. Silvio Berlusconi, Confalonieri e Pier Silvio Berlusconi sono accusati di concorso in frode fiscale da 8 milioni di euro nel 2002-2005. Nell’ottobre 2005 la procura ottenne il sequestro in Svizzera di 100 milioni di euro di Agrama sui conti della Wiltshire Trading (Hong Kong), sostenendo che essi non fossero il frutto di una «cresta» fatta dallo stesso Agrama su fondi di Mediaset (che invece ritiene di essere parte lesa da propri manager infedeli), ma un tesoro accantonato dal «socio occulto» di Berlusconi. Agrama, Berlusconi «titolare di poteri di fatto sulla gestione di Mediaset spa» , Daniele Lorenzano («uomo di fiducia di Berlusconi» ) per l’acquisto di diritti tv, Roberto Pace («direttore di Mediatrade fino al 2002» ) e Gabriella Ballabio («dirigente di Mediatrade e poi di Rti» ), avrebbero «operato all’interno di un sistema di frode utilizzato dalla fine degli anni 80, in forza del quale i diritti di trasmissione forniti dalla Paramount, e in misura minore da altri produttori internazionali, invece che direttamente dai fornitori venivano acquistati da Mediaset a prezzi gonfiati per il tramite di società  di comodo riconducibili ad Agrama» . Con il risultato di appropriarsi «di una parte rilevante (nel 2000-2005 complessivamente 100 milioni di dollari Usa) delle somme trasferite da Mediatrade, e dal 2003 da Rti, alla società  Olympus Trading (riconducibile ad Agrama, ndr) a titolo di pagamento di diritti televisivi» . Denaro che per i pm finiva sui conti «nella disponibilità  di fiduciari di Agrama, su conti aperti a nome di Pace e di Ballabio, e su altri conti in Svizzera e altrove» . Per Berlusconi, Agrama, Lorenzano, Pace, Ballabio e Dal Negro, ma anche per i vertici Mediaset Confalonieri e Pier Silvio Berlusconi, c’è l’accusa (contestata ieri dall’avvocato Alessio Lanzi, difensore di Confalonieri) di frode fiscale, spalmata però nelle dichiarazioni fiscali consolidate del gruppo Mediaset per gli anni 2005-2008.


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