Quei populisti radical-chic

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Eppure Gheddafi lo ha messo in pratica, ed è stato bombardato per questo. Anche apprezzato da parecchia gente comune, al bar e dal barbiere, dove i più semplici si divertono a immaginare un contrappasso da vignettistica. Missili mirati sull’Eliseo, per ammazzare Sarkò e Carlà , con guardie e camerieri e magari qualche bimbo o passante, così per proteggere i civili.[ * * * ] «Noi siamo da secoli – calpesti e derisi – perché non siam popolo – perché siam divisi», inneggiava tristissimo il solito giovane Mameli, poi piuttosto tacitato dai successivi calciatori e presidenti. Già . In quanto l’Italia – definita «terra di morti» ed «espressione geografica» dai prestigiosi stranieri – si era apparentemente «desta». Cingendosi la testa con quell’elmo di Scipio che poi causò ingenti indennizzi e imbarazzi fino appunto a Gheddafi. Come nel Macbeth verdiano: «Vaticinio uscito – dalle veggenti stesse – che predissero un serto al capo mio». (1847, stesso anno del Mameli). «Volemose bene?». Ma quando mai. Già . Da secoli e secoli. Guelfi e Ghibellini, con percentuali del 49 o 51 per cento anche nei centri minori e minimi, con sempiterne lotte e zuffe e risse. Dante Alighieri deve scappare dalla sua Firenze perché nei conflitti fra Bianchi e Neri gli farebbero la pelle. E anche nel prestigioso Estero, Shakespeare e altri sapevano benissimo che i Capuleti e i Montecchi facevano di tutto per accapigliarsi e mettersi reciprocamente a morte in pochi metri quadri. Anche con evidenti cali di qualità , nella tifoseria successiva. E lasciando prudenzialmente perdere certi imbarazzanti e scomodi totem e tabù, quali ormai Gente, Popolo, Plebe, Stirpe, Razza, Gleba, Proletariato, Sottoproletariato, Massa e Masse.[ * * * ] …Pizzaioli? Gelatai? Sarti? Commedianti? Camerieri? Caffettieri? Mafiosi? Dottorandi? Precari? Camorristi? Erasmi? … A coorte? Pronti alla morte? Ma de chi?[ * * * ] Rivalutate e riverite, piuttosto, riappaiono di recente, a sorpresa e a distesa in pole position, a tutta birra, e per mille rivoli, nozioni già  illustri e dettate a bacchetta in ogni Regia Scuola Elementare o di qualsiasi ordine… Patria, Nazione, Bel Paese… Già  dal sottoscritto messe in taluni titoli d’altri tempi: Fantasmi italiani, In questo Stato, Un Paese senza… Attualmente, e forse controcorrente, inneggiati e “inguaiati” da ogni Autorità  Costituita. Documentazioni e testimonianze di una tradizione populista di élite e ceti medi, magari? Ma canticchiati bassamente nelle occasioni più ufficiali e calcistiche. Quando mai un «calpesti e derisi» risuona intonato a piena voce da autorità  o calciatori, mentre appare ovvio che tali si viene considerati dai più prestigiosi organi esteri, e dai nostrani che colonialmente li riportano?[ * * *] Popolani e populisti, comunque, nonché ceti medi ed élites e chic-chic, da secoli tradizionalmente calpestissimi e derisissimi e divisissimi, se ne starebbero lì abitualmente – e regolarmente, secondo le litigiose cronache quotidiane delle varie “coorti” – ogni giorno a bacchettarsi, becchettarsi, strigliarsi, sferzarsi, staffilarsi, stigmatizzarsi, fustigarsi, flagellarsi… E deprecano, deplorano, sanzionano, censurano… Sibilando, sbraitando, berciando, vociando, strepitando, schiamazzando, ghignando, ragliando, abbaiando, uggiolando, mugolando, miagolando, muggendo, ruggendo… Nonché ridendo e scherzando e brindando e blindando e felpando e ovattando, ma altresì scadendo, secondo i media. A denti stretti e ciglio asciutto sotto i baffi e sottotortura e sottocosto per il rotto della cuffia mozzafiato! Così, tutti in piazza! Care piazze d’Italia! Carissime! Gettando le vecchie spugne e maschere e tonache alle nuove ortiche! Buttando il povero vecchio cuoricino oltre il vecchissimo filo della memoria govane! E «Va’ fuori d’Italia, va’ fuori, o stranier!», sottotraccia nella Storia, nella Memoria, negli inni, nel vecchio DNA?…


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