Svolta in Costa D’Avorio, catturato Gbagbo

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I due presidenti in guerra, quello legittimo e quello deposto, hanno dormito sotto lo stesso tetto. Il vincitore e il prigioniero, protetti dagli stessi caschi blu. Tutti all’Hotel du Golf di Abidjan: da quattro mesi quartier generale di Alassane Ouattara — l’economista che ha vinto le elezioni di novembre (risultato sancito dalle Nazioni Unite) —, da quattro mesi assediato dall’esercito fedele a Laurent Gbagbo, il presidente uscente che ha rifiutato la sconfitta. Barack Obama gli aveva offerto l’esilio alla Boston University: il posto che si è guadagnato questo professore di storia al potere da dieci anni è una stanza con guardaroba e guardie armate nella residenza del grande nemico, che sua moglie Simone chiama «il flagello» . Appena due giorni fa il fronte pro-Gbagbo aveva ripreso il controllo di quartieri chiave lanciando un attacco contro l’Hotel du Golf difeso da 800 caschi blu. Domenica il Segretario dell’Onu Ban Ki-moon aveva tuonato: «Gbagbo ha finto di trattare la resa per poi tornare a usare armi pesanti anche contro la popolazione civile» . Dopo una settimana di combattimenti, con 4 milioni di abitanti stremati, le forze pro-Ouattara non sembravano in grado di conquistare Abidjan e far sloggiare Gbagbo dalla sua residenza in marmo rosa sulle alture di Cocody. Sabato notte gli elicotteri bianchi dell’Onu e i Gazelle francesi hanno colpito con missili la residenza di Gbagbo. Ieri mattina è scattato il blitz di terra: più fonti parlano di una trentina di blindati francesi che hanno stretto l’assedio intorno al fortino. Da Parigi e dal Palazzo di Vetro smentiscono ogni coinvolgimento nella cattura. Secondo la versione ufficiale sono state le forze pro-Ouattara a prendere Gbagbo e la moglie Simone nel loro bunker sotterraneo, posto in un tunnel che il vecc h i o p r e s i d e n t e F e l i x Houphouà«t Boigny aveva fatto costruire per collegarlo alla residenza dell’(allora amico) ambasciatore di Parigi. Gbagbo fece murare il passaggio nel 2004, temendo che potessero utilizzarlo sicari armati dalla Francia. Sarkozy, che Simone chiama «le diable» , ha usato un’altra via. E’ stato Ban a chiedergli di impiegare la «Forza Licorne» (poco meno di duemila soldati) per implementare la risoluzione 1975 del Consiglio di sicurezza. Obiettivo: proteggere i civili. Non capita spesso che forze straniere (pur con il sostegno Onu) entrino così pesantemente nella crisi interna di un Paese. «È un golpe della Francia e dell’Onu» dice al Corriere Pierre Yere, inviato di Gbagbo in Italia. «Abbiamo voluto prevenire l’uso di armi pesanti contro i civili difendendo anche la sicurezza dei nostri militari» , ribadisce Ban Ki-moon. «L’arresto di Gbagbo — sostiene il Segretario di Stato Usa Hillary Clinton — è un monito per i dittatori che non vogliono ascoltare la voce del popolo» . E il presidente Obama parla di «una vittoria per la democrazia» . Almeno ad Abidjan il popolo non ha festeggiato. La prima città  del Paese ha votato in buona parte per Gbagbo. Le strade ieri pomeriggio erano deserte. La tv vicina al presidente Ouattara mandava il filmato di un Gbagbo stranito, in canottiera, in una camera dell’Hotel du Golf: l’asciugamano offertogli dal figlio Michel, uomini in mimetica che ridacchiano, lui seduto sul letto con Simone, un militare che gli fa indossare una camicia pulita, verdissima, assurda per un prigioniero. «Non uccidetemi!» , sono state le sue prime parole al momento della cattura. Laurent Gbagbo è prigioniero, protetto da gendarmi Onu ma sotto l’autorità  del suo arcinemico Ouattara che ieri sera in tv ha detto: «Ho dato incarico al ministro della Giustizia di iniziare un procedimento legale contro Gbagbo» . Quasi metà  degli ivoriani hanno votato per «il professore» in libere elezioni. Per pacificare il Paese, il presidente parte con un passaporto scomodo: quello di chi ha sconfitto il rivale con armi straniere.


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