Tremonti: trattati europei da riscrivere c’è bisogno di maggiore flessibilità 

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BRUXELLES – I trattati europei devono essere reinterpretati, o riscritti, per consentire all’Ue di far fronte alle nuove sfide di un mondo globale, per il quale non è sufficientemente attrezzata. Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha scelto la Commissione affari costituzionali del Parlamento europeo, culla dei progetti di integrazione istituzionale per molti anni guidata dal presidente Napolitano, come luogo in cui esternare le proprie riflessioni sull’Europa. E lo ha fatto, proponendo un ulteriore passo avanti nella costruzione comunitaria, in un momento in cui i rapporti tra il governo di cui fa parte e l’Europa non sono certo dei più idilliaci. «Si può ancora portare avanti il sogno europeo? – si è chiesto Tremonti – Credo di sì, ma a certe condizioni». Quello che occorre è «una valvola di flessibilità », che permetta «una interpretazione estensiva dei Trattati» per consentire loro di far fronte alle nuove sfide. Secondo il ministro la riprova della inadeguatezza dell’Europa è verificabile nelle tre sfide che ha dovuto affrontare negli ultimi mesi: quella economica, quella geopolitica, e quella nucleare innescata dall’incidente di Fukushima. Nell’affrontare la crisi economica «la base giuridica è abbastanza ampia e l’applicazione per la gestione della crisi è stata adeguata». Rientrando a Roma ha fatto anche riferimento alla situazione italiana che è «meno spiazzata» rispetto ad altri paesi anche se la correzione dei conti pubblici «certo va fatta». Di fronte alla crisi geopolitica, invece, «la lettera del trattato è ampia ma nell’applicazione alla realtà  l’Europa è «missing in no action»», cioè dispersa nell’inazione. Per far fronte alla crisi nucleare, infine, «le formule contenute nel trattato non sono sufficienti e neanche gli interventi lo sono stati». In particolare, di fronte alla questione della crisi dei Paesi arabi «L’Europa ha mostrato una visione politica totalmente insufficiente». L’emigrazione di massa « è una questione più generale, perché sui binari della paura si modificano gli equilibri politici del nostro continente. E, se non si capisce questa cascata di fenomeni, si rischia una profonda destrutturazione democratica. Non credo che ignorare la paura dei popoli, considerarsi superiori a quei sentimenti, sia un modo giusto per gestire democraticamente queste realtà ». Quanto alla questione nucleare, Tremonti ha ripetuto la sua tesi secondo cui i costi impliciti ed espliciti del nucleare civile dovrebbero essere riveduti nelle proiezioni econometriche. La soluzione europea, secondo il ministro, potrebbe essere un massiccio investimento nella ricerca e nella messa in opera di energie alternative. E per questo obiettivo si potrebbe, suggerisce, utilizzare i finanziamenti derivati dall’emissione di euro-bond. Tremonti, che già  qualche mese fa aveva lanciato la proposta di emissioni di debito europeo, considera che oggi questa strada sia ostacolata dalla crisi di bilancio di alcuni Paesi. E’ dunque necessario, secondo l’esponente del governo Berlusconi, «cogliere il momento» per lanciare «una più intensa convenzione» che riscriva i Trattati, perché quelli attuali « sono stati adattati, ma restano il prodotto di un mondo passato».


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