Africa Orientale in crisi per gli alti prezzi del cibo e del carburante

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In esclusiva da News from Africa
NAIROBI – La recente impennata dei prezzi del cibo e del carburante nell’Africa Orientale ed in alcune zone dell’Africa Centrale sta causando gravi disagi, con molti cittadini non possono permettersi di pagare i prodotti. In paesi come il Kenya e l’Uganda, questo ha portato a proteste pacifiche, sebbene in Uganda le proteste siano state disperse in maniera violenta dall’esercito. Almeno quattro ugandesi sono stati uccisi durante le dimostrazioni in tutto il paese, mentre centinaia sono stati arrestati e alcuni ricoverati in ospedale per ferite d’arma da fuoco ed effetti del gas lacrimogeno.

Robinnah Nakuya, una venditrice di carbone al mercato di Kampala, ha dichiarato: “Un sacco di carbone, che di solito acquistavo per 15 mila  scellini [circa 6 dollari statunitensi], sta ora a 30 mila scellini, [12 dollari]. Sono una madre single di tre bambini e devo nutrirli. Il governo dovrebbe ridurre i prezzi così possiamo permetterci di acquistare i beni. Non possiamo permetterci il sale ed il sapone perché i prezzi sono aumentati”.

Per tre volte in aprile l’ex candidato presidenziale ugandese Kizza Besigye è stato arrestato per una protesta “walk to work” [“andare al lavoro a piedi”] contro gli alti prezzi, dopo essere stato colpito alla mano da un colpo di pistola il 14 aprile per aver opposto resistenza alla polizia e all’esercito, circondato da centinaia di dimostranti. Il governo ugandese ha proibito le dimostrazioni, con il presidente Yoweri Museveni che ha dichiarato che la siccità  e i prezzi esterni del petrolio erano oltre le possibilità  di controllo del governo e che la crescita dei prezzi del cibo era positiva per i contadini in quanto potevano guadagnare di più.

In Kenya, nonostante un comunicato del ministro delle finanze Uhuru Kenyatta il 18 aprile che diceva che il governo aveva ridotto le tasse sul diesel e sul cherosene, il 19 aprile centinaia di dimostranti si sono riversati nelle strade di diverse città  principali. Il network organizzativo dei lavoratori, l’Organizzazione Centrale dei Sindacati (Cotu) ha minacciato di invocare uno sciopero nazionale se ai lavoratori non verrà  dato un aumento del salario del 60% entro il primo giugno. Earnest Mogire, commerciante al mercato all’ingrosso di Wakulima a Nakuru, una grande città  nella provincia della Rift Valley, ha detto che i suoi clienti erano riluttanti a comprare i cavoli che aveva appena scaricato a causa del nuovo rincaro dei prezzi. “Trasportare i prodotti dalle fattorie è diventato troppo caro e mi costringe ad aggiustare i prezzi di vendita,” ha detto Mogire. “A gennaio il trasporto dei prodotti da Nyeri (nel Kenia centrale), la mia fonte principale, mi costava fra i 12,000 [150 dollari] e i 13 mila [163 dollari] scellini.  Ma da allora il prezzo è aumentato fra i 17 mila [213 dollari) e i 18 mila [225 dollari] scellini, costringendomi a scaricare il peso sui clienti”.

Mary Karanja, abitante dello slum di Kaptembwa vicino al villaggio di Nakuru, ha detto che non usa più i trasporti pubblici per fare la spola fra lo slum e il villaggio di Nakuru dove lavora come donna delle pulizie un un ufficio. “Nel novembre del 2010 la tariffa fino all’ufficio era di 20 scellini [0.16 dollari] ma è aumentata fino a 30 scellini [0.38 dollari]. E’ troppo cara per me,” ha detto Karanja. “Guadagno 4 mila scellini [50 dollari] al mese e 1,560 scellini [19.50 dollari] per i trasporti sono troppi e devo sempre pagare l’affitto e gli alimenti per i miei due bambini”.

Nella città  costiera di Mombasa, i dettaglianti hanno aumentato i prezzi di molti beni, in particolare prodotti alimentari come la farina di mais, l’olio da cucina e le verdure. Anche le compagnie di trasporti nella maggior parte della Provincia Costiera hanno duplicato i prezzi, con i proprietari che danno la colpa al governo per l’alto costo del carburante. “Il carburante è una grossa spesa nel settore dei trasporti e come tale ogni aumento dei prezzi, anche se di pochi scellini, ricade su di noi”, ha affermato Ahmed Bwanamaka, conducente di un taxi a tre ruote noto come tuk-tuk. “L’attuale situazione ha dimezzato le entrate; per il carburante ora spendiamo più di prima”.

Il direttore esecutivo della federazione dei datori di lavoro del Kenya, Jacqueline Mugo, ha detto: “I prezzi alle stelle del carburante e del cibo hanno fatto soffrire il Kenya; si devono prendere misure urgenti per evitare il malcontento popolare. Facciamo appello al governo perché agisca per fermare l’aumento dei prezzi. Le sommosse nel Medio Oriente non dovrebbero essere usate come mezzo per gonfiare i prezzi.”

In Somalia, i consumatori dicono che i prezzi del cibo stanno aumentando di giorno in giorno. Abdiwahiid, dettagliante al mercato di Bakara nella capitale somala Mogadiscio, ha detto che i prezzi del cibo sono aumentati drasticamente nel mese passato e stavano ancora crescendo. “Tutto sembra aumentare,” ha detto Abdiwahiid. “Ho meno clienti di prima e questi comprano meno perché non possono permetterselo.” Abdillahi Omar, conducente di taxi a Hargeisa, capitale della auto-dichiaratasi Repubblica del Somaliland nella Somalia nordoccidentale, ha affermato che i prezzi del carburante erano ben oltre le possibilità  economiche di molte persone. Tuttavia, i taxi nella città  non hanno aumentato le tariffe. “Stiamo aspettando che la cooperativa discuta e ci dia delle direttive”.

In Etiopia, ricordi del 2008, quando il costo della vita nel paese era secondo solo a quello altissimo dello Zimbabwe, stanno ritornando in mente a molti residenti della capitale Addis Abeba. “Le cose che paghiamo quotidianamente, come lo zucchero, l’olio da cucina ed i costi dei trasporti sono aumentati radicalmente negli ultimi due, tre mesi; non so come faremo a sopravvivere se continua così,” ha detto Etifwork Nigatu, un residente, che guadagna 570 birr etiopi al mese [34 dollari].

Etifwork, madre di un figlio, ha affermato che lei e suo marito, che guadagnano 2,000 birr [120 dollari] al mese, spendono metà  dello stipendio in cibo mentre 600 birr [36 dollari] vanno per l’affitto. Il denaro speso in alimenti è aumentato, lasciandoli senza denaro per altre spese, come l’acqua e l’energia per cucinare. “I prezzi di altri beni sono saliti alle stelle; ad esempio, l’olio commestibile costava 28 birr [1.67 dollari] al litro due mesi fa, ora si trova solo al doppio del prezzo,” ha detto Etifwork. Per attirare le esportazioni, l’Etiopia ha svalutato la sua moneta nel settembre 2010 di quasi il 17%, portando ad un drastico incremento del prezzo dei beni di importazione, carburante in particolare. Nel tentativo di impedire l’aumento dei prezzi, il ministro del commercio etiope dal 6 Gennaio ha imposto un controllo dei prezzi su diversi articoli, inclusi i principali generi alimentari. Tuttavia gli analisti affermano che la mossa si è rivelata inefficace; dall’inizio di Aprile, le imprese hanno cominciato ad importare generi alimentari come zucchero, olio da cucina e farina per i cittadini, che fanno la coda fuori dai negozi. (Zachary Ochieng, traduzione di Sara Marilungo)

 

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