Così si è sgretolata la rete di Mladic

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 Vice, perché il titolare del posto (Vojislav Seselj) è da nove anni sotto processo al Tribunale penale internazionale dell’Aja per istigazione all’odio etnico e al genocidio. È il Nazionalista. Nel bar del Moskva Hotel, con la difficoltà  a bere il caffè per una scheggia della Nato in Kosovo, parla il presidente dell’Associazione reduci delle guerre degli anni 90 nell’ex Jugoslavia, Mile Milosevic. Il Nostalgico. Nella redazione del settimanale indipendente Vreme, sotto un dipinto di Tito, fondatore della Jugoslavia, e una gigantografia della rivolta che cacciò Slobodan Milosevic, il distruttore della stessa, ecco il caporedattore Filip Svarm. Il Riformista. Parola al Nazionalista: «Mladic è stato venduto all’Occidente dai traditori della nazione serba. Il presidente Boris Tadic e gli altri leccapiedi di Washington» . Il Nostalgico: «La riforma delle Forze armate voluta 3 anni fa dal nuovo governo Tadic ha pensionato tutti gli ufficiali che avevano combattuto in Slovenia, Croazia, Bosnia e Kosovo. Il generale non aveva più camerati» Il Riformista: «Tanti riceveranno medaglie per la cattura di questo criminale di guerra. Ma il merito va allo Spirito del tempo. Oggi il nome Mladic non significa più nulla. O almeno, non vale 15 milioni di taglia» . Il Nazionalista: «Nell’edificio che fu dello Stato maggiore delle Forze armate, quello ancora diroccato per metà  a causa dei bombardamenti Nato, c’è un ufficio fantasma. Non paga bollette, non paga affitto, eppure sono 104 metri quadri. Lì stanno gli ufficiali di collegamento della Nato, gli agenti americani dell’Fbi che hanno inseguito il generale. I nostri hanno solo obbedito perché ormai siamo un protettorato Usa» . Il Nostalgico: «Sono pochi i soci ancora in servizio attivo. E nessuno tra i gradi alti. Ma tutti i sopravvissuti ci hanno raccontato la stessa scena: quando è arrivata la notizia dell’arresto del generale, gli ufficiali superiori hanno festeggiato. Erano felici quei disgraziati» . Il Riformista: «Quella di Mladic è stata una progressiva caduta politica e umana nella solitudine. Fino al 2000, con Milosevic al potere, circolava da eroe, con 50 bodyguard a libro paga dello Stato» . Stava nella bianca villetta al 117 di Blagoja Parovica (la collina della Belgrado bene) dove vivono ancora moglie e figlio. Frequentava ristoranti costosi e tifava per il Partizan davanti a tutto lo stadio. «Con Milosevic all’Aja, il generale si è rifugiato nelle basi militari. I bodyguard si erano ridotti a 12. Fino al 2002 lo proteggeva il capo di Stato maggiore Nebojsa Pavkovich» . Spedito anche quello all’Aja, Mladic si è sistemato a Novi Beograd, sobborgo operaio. Si conoscono almeno tre appartamenti usati come rifugio. «Niente più bodyguard, solo chi gli portava il cibo» . Coordinava tutto Vladimir Tolimic, ex capo dell’Intelligence nella guerra di Bosnia. Anche lui all’Aja dal 2007. L’anno successivo si inaridiscono i finanziamenti con le perquisizioni nelle fabbriche di imprenditori amici. «Negli ultimi tre anni gli era rimasta solo la famiglia. Come può un ego grande come il suo accettare di vivere nell’ombra? L’arresto deve essere stato un sollievo. Ora avrà  di nuovo un pubblico. All’Aja per fortuna» . Il Nazionalista: «Abbiamo indetto per questa domenica un corteo di protesta. I serbi sapranno dire no alle catene americane» . Il Nostalgico: «Ci sono leggi a protezione dei cani randagi, ma nulla per difendere chi si è sacrificato per la Patria. Molti reduci di guerra andranno al corteo contro l’estradizione» . Il Riformista: «Mladic è l’ultimo della trimurti che ha distrutto la Serbia: Milosevic, Karadzic, Mladic. Con la sua cattura si chiude una storia finita da un pezzo. La manifestazione per lui non significherà  proprio nulla» .


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Molti si indigneranno, altri esulteranno probabilmente a seconda della collocazione geografica europea. E poi, di che sorprendersi non l’hanno dato forse anche a provati guerrafondai come Henry Kissinger? Un fatto resta certo: la decisione a sorpresa di assegnare il Nobel della pace all’Unione europea con la motivazione che «l’Unione e i suoi membri per oltre sei decenni hanno contribuito al progresso della pace» rappresenta probabilmente la più grossa operazione di maquillage politico nella storia delle istituzioni del Vecchio continente, almeno dal dopoguerra ad oggi.

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