E ora parte il secondo round Obiettivo: conquistare le Partite Iva

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Tra i professionisti, gli artigiani e le partite Iva si sarebbe aperta, dunque, una voragine sinistra-destra pari a 17 punti. E di conseguenza domenica e lunedì si sarebbe consumato a Milano, capitale del pur malandato terziario italiano, un ribaltone socio-politico. Tradizionalmente, infatti, i lavoratori autonomi nelle urne avevano sempre e abbondantemente privilegiato le destre e quelli dipendenti si erano rivolti, invece, prevalentemente a sinistra. Ora invece entrambi i raggruppamenti sociali avrebbero votato più Pisapia che Moratti e grosso modo nelle stesse proporzioni. Ma è credibile quest’analisi del voto o è solamente la proiezione di un desiderio, la volontà  di abbinare per lo sprint finale la figura dello sfidante per palazzo Marino a una porzione di elettorato moderato? Che i lavoratori autonomi stavolta potessero essere l’ago della bilancia l’aveva capito per tempo un pubblicitario milanese, Sergio Cau, che aveva avuto l’idea di fondare in città  il Partito Iva e di presentarsi alle elezioni comunali. Improvvisare una macchina politico-organizzativa non è facile per nessuno e così Cau, non essendo riuscito a raccogliere le firme necessarie, alla fine ha scelto di candidarsi da single nella lista Milano al centro (pro Moratti). Ma tutto sommato Cau pensava che l’orientamento politico dei professionisti ricalcasse il vecchio copione e che quindi, alla fin fine, al Partito Iva convenisse allearsi, al primo o al secondo turno, con il centrodestra. Anna Soru, presidente di Acta, l’associazione dei consulenti del terziario avanzato, fa un’analisi differente: «Francamente non credo che in passato i professionisti votassero davvero tutti a destra. La distribuzione dei consensi era ed è più equilibrata e se si sono verificati dei veri smottamenti la spiegazione non può che essere rintracciata nei contraccolpi della Grande Crisi. Dobbiamo sapere che non stiamo parlando più della condizione degli avvocati e degli architetti di vent’anni fa. Quei redditi che percepivano e quelle garanzie di cui godevano loro oggi non esistono. Il mondo è cambiato» . E allora, in attesa di capire se davvero le partite Iva hanno scelto Pisapia, vale la pena consultare una recentissima indagine sulle professioni a Milano, commissionata dalla Camera di Commercio e condotta dal sociologo Aldo Bonomi. Solo il 20%è passato indenne sotto la recessione, il 42% ha visto ridursi il proprio fatturato negli ultimi due anni, più del 30%ha perso clienti e il 26%alla fine ha dovuto ridurre il personale. Complessivamente, secondo la ricerca, un terzo dei professionisti milanesi ha visto peggiorare il tenore di vita suo e della famiglia e ciò ha prodotto «una diffusa sensazione di declassamento» . E di precarietà . Una parola che sicuramente è risuonata molto di più nella propaganda di Pisapia che in quella della Moratti. I professionisti milanesi che avevano fatto del rischio e della meritocrazia una bandiera ora si sono improvvisamente riscoperti orfani del welfare. Il 68%degli interpellati da Bonomi si dichiara, infatti, «svantaggiato» sul piano della copertura pensionistica e l’ 83%protesta per l’assenza di ammortizzatori sociali in caso di perdita del lavoro o fallimento del mercato. Dalle preoccupazioni per uno Stato sociale zoppo («Per le competenze che ha, a noi interessa più chi sia il presidente dell’Inps che il sindaco di Milano» annota la Soru) potrebbe essere nata dunque una sorta di «svolta laburista» , di pressante richiesta di tutele da parte delle partite Iva che si sentono ingannate. Avevano scelto di essere autonomi e non andare sotto padrone ma alla fine spesso si ritrovano con un solo committente, che per di più paga male e in clamoroso ritardo. Se quindi ribaltone a Milano c’è stato, più che l’abilità  di Pisapia a ricercare attivamente il consenso dei ceti medi indipendenti avrebbe giocato a favore della sinistra proprio quel senso di declassamento, la percezione di essere retrocessi, di aver preso l’ascensore sociale in discesa e non in salita. E del resto chi ha osservato la campagna del centrosinistra ci ha trovato, per l’appunto, molta attenzione per la condizione dei precari, quasi che partita Iva fosse un sinonimo. Un merito, secondo Anna Soru, Pisapia lo ha avuto. «Si è posto in una condizione di ascolto e la novità , se non altro, è stata apprezzata» . Un qualche vantaggio, poi, gli può essere stato offerto dalla proposta di estensione della rete wi-fi, un argomento particolarmente gradito dal drappello dei professionisti a connettività  continua. E che in qualche modo gli ha aperto la strada del dialogo con i frequentatori dei social network. Le sue pagine Facebook contano su più di 40 mila utenti registrati contro i 4 mila della Moratti. E in parallelo sono sempre di più le partite Iva e i consulenti del terziario che utilizzano i vari LinkedIn, Viadeo e H2biz per curare i rapporti e cercare clienti. Ma, detto pure dei vantaggi di essere più filo-tecnologico del sindaco, quei 17 punti di vantaggio appaiono comunque un’enormità .


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