Feantsa ammonisce i paesi Ue: ”No al rimpatrio dei senza dimora”

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ROMA – Negli ultimi mesi alcuni stati europei hanno attuato rimpatri forzati o li hanno minacciati nei confronti di indigenti e senza tetto, persone che si sono avvalse del diritto alla libera circolazione ma non sono riusciti a costruire una nuova vita all’estero. La denuncia arriva da Feantsa, la Federazione europea delle associazioni nazionali che si occupano di persone senza dimora, che si oppone ai rimpatri ”arbitrari”, che non tengono conto di quanto previsto dalla normativa Ue e delle garanzie riconosciute dal diritto di libera circolazione, e chiede all’Ue di fissare regole più chiare,

Secondo quanto denunciato da Feantsa, a Copenaghen, nella notte tra il 7 e 8 dicembre 2010, la polizia danese ha arrestato 69 senza dimora, ospitati in una struttura finanziata con fondi privati ??che accoglie cittadini non danesi: 30 erano cittadini dell’Unione europea e tutti sono stati rimpatriati, la maggior parte sulla base del fatto che non erano autosufficienti economicamente. Per il governo britannico sarebbe possibile “deportare le persone con la forza se sono stati nel Regno Unito per più di tre mesi e non hanno alcuna prospettiva di lavorare o studiare”, in base alla proposta della Border Agency che guarda agli europei dell’Est, trovati a dormire in alcune parti di Londra, Oxford, Reading e Peterborough.

“La libera circolazione è uno dei fondamenti della Ue”, ricorda la federazione e eppure l’accesso al sostegno di emergenza,  alla casa o alle prestazioni sociali varia a seconda dello Stato membro ospitante. “Molti stati membri – spiega l’associazione – si offrono di pagare il viaggio di ritorno  verso il paese d’origine. Tuttavia, un numero considerevole di cittadini Ue senza casa non vogliono tornare, nonostante la loro difficile situazione”. La preoccupazione della Feantsa è anche che, senza un immediato e adeguato intervento di sostegno nei confronti di queste persone si “accumulino” le difficoltà  fino a far emergere problemi di  salute mentale. La federazione  chiede dunque all’Ue, tra l’altro,  di garantire che i cittadini dell’Ue che non sono autosufficienti economicamente abbiamo almeno accesso agli alloggi di emergenza e di sostegno e che sia fornito un sostegno continuo alla persona fino a quando i suo caso non sia stato  valutato.

 

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