Il tribunale Usa processa le banche per la crisi dei mutui

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NEW YORK – Si preannuncia come “la madre di tutte le indagini” sulle banche Usa, per le loro colpe nella crisi finanziaria del 2008-2009. Può avere un impatto sia civile sia penale. Parte dalla procura generale di New York, che è sempre la magistratura di punta nel perseguire i reati dell’alta finanza. E nel mirino ci sono proprio tre big di Wall Street: Goldman Sachs, Bank of America, Morgan Stanley. Le dimensioni dell’indagine sono sterminate, riguardano la “finanza strutturata”, le complesse operazioni con cui da molti anni Wall Street confeziona titoli che sono la fusione di tanti mutui immobiliari, poi li vende a investitori istituzionali come i fondi pensione e le compagnie assicurative. 

Dal 2008 ad oggi, di processi contro le banche ce ne sono già  stati molti. Fra le accuse delle parti lese, una delle più gravi riguarda comportamenti fraudolenti tesi a ingannare i clienti: le banche sapevano che dentro quei titoli opachi c’era “spazzatura”, come i mutui subprime, ma ingannarono consapevolmente i clienti (anche molto grossi) sulla qualità  di quegli investimenti. Nei casi peggiori, alcune banche specularono nella direzione opposta: mentre piazzavano i titoli strutturati nei portafogli della clientela, loro scommettevano sul tracollo di quegli stessi titoli che avevano confezionato.
Ora la maxi-inchiesta promossa dal procuratore generale Eric Schneidermann raccoglie le fila di tante iniziative precedenti: le istruttorie avviate dal suo predecssore Andrew Cuomo, e i processi civili in cui le banche hanno già  patteggiato. Una giurisprudenza estesa, che la procura di New York vuole usare per un giudizio finale. Schneidermann infatti ha rifiutato i patteggiamenti, e non accetta l’accordo già  raggiunto tra le banche e altri Stati Usa, cioè la promessa di rinunciare a ulteriori processi in cambio dei risarcimenti concordati con le vittime.


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