“Persi dieci anni senza riforme la politica non pensa alla crescita”

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ROMA – Dieci anni buttati al vento e un’illusione da sfatare: «Non è vero che l’Italia va bene». Mentre la politica, incapace di alzare lo sguardo dal suo ombelico, si perdeva in «divisioni e lacerazioni», il Paese subiva i colpi di una «minore competitività  e mancata crescita». Non c’è tempo da perdere: «Semplificazioni e liberalizzazioni subito. Infrastrutture subito. Riforma fiscale subito». Preoccupati per le condizioni del Paese, delusi dalla classe politica e da un governo che non si è mosso come promesso, ora gli industriali vogliono prendere in mano la situazione: «Siamo pronti a batterci, anche fuori dalle imprese».

Confindustria ha deciso di cambiare passo, una presa di posizione che – durante l’assemblea annuale (l’ultima sotto la presidenza di Emma Marcegaglia) – è risultata evidente sia nei comportamenti della platea che nelle parole della leader. Alle ovazioni per il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ai lunghi e calorosi applausi per il presidente designato della Bce Mario Draghi (che quasi imbarazzato per tanta accoglienza ha sussurrato «mamma mia!» al ministro Maroni, vicino di poltrona), si è contrapposto lo scarso interesse per l’intervento di Paolo Romani, ministro dello Sviluppo economico. Ha parlato davanti ad un uditorio ridotto e distratto (Berlusconi e Tremonti assenti giustificati per via del G8 di Deauville).
L’intervento della Marcegaglia è stato molto chiaro: la politica non c’è, le forze sono «alle prese con fratture e problemi di leadership personali anteposti al benessere del Paese». Gli industriali non fanno sconti né alla maggioranza – «le difficoltà  sono evidenti nel giudizio popolare» – né all’opposizione: «È ancora incapace di esprimere un disegno riformista». E se il governo passerà  indenne attraverso il ballottaggio di domenica, dovrà  concentrarsi «su un’unica priorità : la crescita». Critica severa culminata con un avviso finale: visto il momento – ha detto la leader degli industriali – «noi saremo pronti a batterci per l’Italia anche fuori dalle nostre imprese». Perché «non possiamo nascondere la delusione, occorrono interventi più incisivi sul fisco e sulle infrastrutture». E perché, ha ricordato, «è da tre anni che non ci stanchiamo di avanzare proposte». Ora non si può più aspettare: «Temporeggiare o muoversi a piccoli passi è un lusso che non possiamo più permetterci». Gli effetti di questa accelerazione si vedranno subito: stamattina la Marcegaglia sarà  in testa al corteo organizzato dai duemila imprenditori di Treviso per manifestare il «disagio» della categoria riguardo alle scelte di politica economica e fiscale. Ma dal palco dell’assemblea è arrivata una gelata anche per la Fiat che, secondo indiscrezioni, starebbe pensando di uscire da Confindustria: «Ho chiara l’azione riformatrice da portare avanti – ha sottolineato la Marcegaglia – modernizzeremo le regole sindacali senza strappi improvvisi, che fanno male alle imprese e al Paese. Sono finiti i tempi in cui poche aziende dettavano l’agenda, in Confidustria non ci sono soci di serie A e di serie B».

 


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